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giovedì 28 maggio 2015

Al funerale di Mauro Rostagno

Forse è un incubo tra poco mi sveglierò e sarà tutto passato o forse è una brutta fiction e non so perché la sto guardando, le fiction in genere non mi piacciono, durano troppo ma questa si esaurisce in un’unica puntata: c’è un morto assassinato ma non c’è un colpevole; già, la giustizia ha i suoi tempi, si può svegliare dopo tanto tempo e decidere la colpevolezza di alcuni anche se non ci sono prove, o può dormire per venti anni senza venire a capo di niente.

Adesso sono in una chiesa e ho la vista appannata ma poco fa ero in una casa e c’era un corpo in una bara vestito di bianco e c’era una donna anche lei vestita di bianco china su di lui che accarezzava e abbracciava quel corpo come se volesse trasmettergli una vita che non ha più. Quelle carezze farebbero svegliare anche i morti se non fossero veramente morti. Guardo quella donna è bionda molto miope la guardo mentre carezza quel corpo inerte poi mi guarda fa fatica a riconoscermi eppure abbiamo fatto tanta strada insieme. Certo sono passati quattordici anni poi lei ha preso una strada diversa dalla mia più tortuosa e quasi antitetica a quella imboccata insieme quattordici anni fa. Mi viene incontro ci abbracciamo ma è un abbraccio strano formale come se non mi conoscesse come se non avessimo condiviso vita e ideali. Anche lui ha fatto lo stesso percorso ed è diventato un guru. Un po’ guru lo è sempre stato un capo carismatico come se non avesse scelta. Intelligente colto ironico straordinariamente vitale poi il riflusso ha smorzato lo sua vitalità ma per poco e dalla crisi è nato il santone, certo troppo affascinante per restare anonimo. Questa chiesa rischia di crollare sotto il peso di tutta questa gente, cerco volti amici ma vedo solo tranquille casalinghe con la sporta della spesa hanno gli occhi lucidi forse lo hanno conosciuto forse hanno imparato se non ad amare almeno a rispettare quel visoi familiare che da una Tv locale denunciava i loschi traffici de notabili locali e dei mafiosi come Pepppino a Cinisi anche lui a Trapani aveva parlato troppo e aveva offeso osato troppo. Gli hanno chiuso la bocca per sempre.
Dieci piccoli indiani in fila se ne andarono.
Due parlarono troppo
E in otto restarono …
I morti, i morti sono come le ciliegie uno tira l’altro, tanti, grappoli di uomini, avanti un altro, tutti morti!
Ci sono poi quelli che hanno mangiato le …pere, troppe pere valanghe di pere, tutti “fatti” di pere. Glielo avevo detto tante volte a Saro, troppe pere fanno male ma mui mi rispondeva che quella sarebbe stata l’ultima e io sapevo che non era mai l’ultima come sapevo che ci sarebbe stata un’ultima volta e poi il silenzio e il freddo della terra, a pranzo con i vermi non per mangiare ma per essere mangiato, tutti a pranzo un elenco interminabile. E l’uomo vestito di bianco, il guru, non sarà il commensale illustre, perché dopo, quando tutto finisce, resta solo la memoria e la storia di chi come lui ha lottato perché gli altri non si facessero le pere e aveva messo su questa comunità terapeutica, ma io non credo al potere salvifico delle comunità di recupero, penso che siano solo speculazioni, sistemi per ottenere finanziamenti spesso occulti e illeciti.
Che strana espressione ha adagiato in quel letto di legno, sembra che qualcuno gli abbia stirato le labbra con le mani in una espressione innaturale, sembra sorridere ironico quasi sfottente e a me viene voglia di dirgli alzati andiamo a giocare a cucinate o al gioco del killer. Certo che con la scusa del gioco ce le siamo date di santa ragione, è incredibile la violenza che riuscivamo a tirare fuori come per regolare conti sospesi da tempo. Mi sembra di sentire come un incubo la voce rotta dal pianto di Maria al telefono. Gli hanno sparato, come perché quando dobbiamo andare a Trapani alla comunità Saman avviso io i compagni, chi Giuseppe Fulvio Manlio.
Non riesco a ricordare le altre facce. A Saman ho incontrato Randi, la compagna di Adriano Ci abbracciamo anche se ci siamo appena conosciute. Adriano non verrà, sarebbe dovuto venire in manette per paura che potesse scappare! Scappare! L’idea che Sdraino approfittasse del funerale del suo amico fraterno per scappare mi fa fottere di ridere, ma per chi ci hanno presi questi bastardi?
Ci vergogniamo di questo Stato, di questa giustizia che condanna gli innocenti e assolve i potenti Noi non abbiamo la sindrome della colpa e della espiazione e non ci chiamiamo Leonardo Marino, noi non abbiamo venduto  il nostro leader per un piatto di lenticchie. Non siamo stati noi, siamo innocenti, ma siamo colpevoli di aver creduto che la rivoluzione fosse dietro l’angolo e che bastasse allungare la mano.
Non canterò più La locomotiva perché Mauro giace dentro una cassa di legno vestito di bianco con uno strano sorriso sul volto. Sembra che qualcuno gli abbia preso le labbra tra pollice ed indice per tirarne gli angoli in su, come in quel film dove il protagonista faceva proprio così. Credo che si intitolasse Il giglio infranto, faceva così per strappare l’estremo sorriso alla sua amica poco più che adolescente.
Flash, immagini ricordi si affollano nella mia testa. Quella volta che, serio, mi aveva chiesto se volevo occuparmi di controinformazione. Sei carina elegante distinta ti presenti bene, potresti mimetizzarti. Non riuscivo a crederci, mi stava chiedendo di fare l’infiltrata “live”. Forse mi stava prendendo per il culo, no era terribilmente serio, facile per me no? Una persona al di sopra di ogni sospetto come me, che pericolo potevo correre? Era fatto così Mauro, geniale ma anche avventato. E ancora, seduto sul muretto della casa di Via Domenico Costantino, mentre, chitarra alla mano, canta le canzoni del nostro repertorio, sempre le stesse perché conosceva pochi accordi. Non può essere la stessa persona che ora sta passando davanti a me portato a spalle e c’è anche Martelli Chi?!! Martelli quello del partito socialista Claudio Martelli e perché è tra quelli che lo portano a spalle Non è un funerale di stato è morto Mauro un compagno ex dirigente nazionale di Lotta Continua gli hanno sparato!
Allora è veramente un incubo tra poco mi sveglierò e sarà tutto passato e invece no è vero ed è anche vero che adesso siamo usciti dalla chiesa e siamo in piazza è stato allestito un palco e Martelli sta parlando tra una salve di fischi e siamo noi che fischiamo perché vogliamo impedirgli di parlare, noi i compagni di Palermo. Ma adesso sale sul palco Chicca, la donna vestita di bianco, quella che accarezzava il suo corpo con intensità appassionata e Chicca , proprio lei ci sta chiedendo di non disturbare e di lasciare parlare Martelli. Ci guardiamo attoniti, perché lei ce lo sta chiedendo per rispettare la volontà di Mauro. Che cosa è cambiato? Tutto. E allora rispettiamo la volontà di Mauro, anche quando sul palco sale il sindaco di Trapani. Il malessere è totale … Decidiamo di andarcene, questo Mauro non ci appartiene più, adesso appartiene a Martelli, alla donna e a tutte quelle donne e uomini vestiti di bianco, alla comunità Saman che l’ha sepolto oggi, 26 settembre 1988.

La nostra, con Mauro, è stata un’altra storia. 


Giusi Catalfamo        




Mauro Rostagno (Torino, 6 marzo 1942Lenzi di Valderice, 26 settembre 1988) è stato un sociologo e giornalista italiano. Cresciuto aTorino in una famiglia di umili origini, muore a 46 anni in Sicilia, vittima di un agguato mafioso.[2][3]

È stato uno dei fondatori del movimento politico Lotta Continua e della comunità socioterapeutica Saman, inizialmente ispirata al movimento di Osho Rajneesh. (da Wikipedia)