Forse è un incubo tra poco mi sveglierò e sarà tutto passato
o forse è una brutta fiction e non so perché la sto guardando, le fiction in
genere non mi piacciono, durano troppo ma questa si esaurisce in
un’unica puntata: c’è un morto assassinato ma non c’è un colpevole; già, la
giustizia ha i suoi tempi, si può svegliare dopo tanto tempo e decidere la
colpevolezza di alcuni anche se non ci sono prove, o può dormire per venti anni
senza venire a capo di niente.
Adesso sono in una chiesa e ho la vista appannata ma poco fa
ero in una casa e c’era un corpo in una bara vestito di bianco e c’era una
donna anche lei vestita di bianco china su di lui che accarezzava e abbracciava
quel corpo come se volesse trasmettergli una vita che non ha più. Quelle
carezze farebbero svegliare anche i morti se non fossero veramente morti.
Guardo quella donna è bionda molto miope la guardo mentre carezza quel corpo
inerte poi mi guarda fa fatica a riconoscermi eppure abbiamo fatto tanta strada
insieme. Certo sono passati quattordici anni poi lei ha preso una strada
diversa dalla mia più tortuosa e quasi antitetica a quella imboccata insieme
quattordici anni fa. Mi viene incontro ci abbracciamo ma è un abbraccio strano
formale come se non mi conoscesse come se non avessimo condiviso vita e ideali.
Anche lui ha fatto lo stesso percorso ed è diventato un guru. Un po’ guru lo è
sempre stato un capo carismatico come se non avesse scelta. Intelligente colto
ironico straordinariamente vitale poi il riflusso ha smorzato lo sua vitalità
ma per poco e dalla crisi è nato il santone, certo troppo affascinante per
restare anonimo. Questa chiesa rischia di crollare sotto il peso di tutta
questa gente, cerco volti amici ma vedo solo tranquille casalinghe con la sporta
della spesa hanno gli occhi lucidi forse lo hanno conosciuto forse hanno
imparato se non ad amare almeno a rispettare quel visoi familiare che da una Tv
locale denunciava i loschi traffici de notabili locali e dei mafiosi come
Pepppino a Cinisi anche lui a Trapani aveva parlato troppo e aveva offeso osato
troppo. Gli hanno chiuso la bocca per sempre.
Dieci piccoli indiani in fila se ne andarono.
Due parlarono troppo
E in otto restarono …
I morti, i morti sono come le ciliegie uno tira l’altro,
tanti, grappoli di uomini, avanti un altro, tutti morti!
Ci sono poi quelli che hanno mangiato le …pere, troppe pere
valanghe di pere, tutti “fatti” di pere. Glielo avevo detto tante volte a Saro,
troppe pere fanno male ma mui mi rispondeva che quella sarebbe stata l’ultima e
io sapevo che non era mai l’ultima come sapevo che ci sarebbe stata un’ultima
volta e poi il silenzio e il freddo della terra, a pranzo con i vermi non per
mangiare ma per essere mangiato, tutti a pranzo un elenco interminabile. E
l’uomo vestito di bianco, il guru, non sarà il commensale illustre, perché
dopo, quando tutto finisce, resta solo la memoria e la storia di chi come lui
ha lottato perché gli altri non si facessero le pere e aveva messo su questa
comunità terapeutica, ma io non credo al potere salvifico delle comunità di
recupero, penso che siano solo speculazioni, sistemi per ottenere finanziamenti
spesso occulti e illeciti.
Che strana espressione ha adagiato in quel letto di legno,
sembra che qualcuno gli abbia stirato le labbra con le mani in una espressione
innaturale, sembra sorridere ironico quasi sfottente e a me viene voglia di
dirgli alzati andiamo a giocare a cucinate o al gioco del killer. Certo che con
la scusa del gioco ce le siamo date di santa ragione, è incredibile la violenza
che riuscivamo a tirare fuori come per regolare conti sospesi da tempo. Mi
sembra di sentire come un incubo la voce rotta dal pianto di Maria al telefono.
Gli hanno sparato, come perché quando dobbiamo andare a Trapani alla comunità
Saman avviso io i compagni, chi Giuseppe Fulvio Manlio.
Non riesco a ricordare le altre facce. A Saman ho incontrato
Randi, la compagna di Adriano Ci abbracciamo anche se ci siamo appena
conosciute. Adriano non verrà, sarebbe dovuto venire in manette per paura che
potesse scappare! Scappare! L’idea che Sdraino approfittasse del funerale del
suo amico fraterno per scappare mi fa fottere di ridere, ma per chi ci hanno
presi questi bastardi?
Ci vergogniamo di questo Stato, di questa giustizia che
condanna gli innocenti e assolve i potenti Noi non abbiamo la sindrome della
colpa e della espiazione e non ci chiamiamo Leonardo Marino, noi non abbiamo
venduto il nostro leader per un piatto
di lenticchie. Non siamo stati noi, siamo innocenti, ma siamo colpevoli di aver
creduto che la rivoluzione fosse dietro l’angolo e che bastasse allungare la
mano.
Non canterò più La locomotiva perché Mauro giace dentro una
cassa di legno vestito di bianco con uno strano sorriso sul volto. Sembra che
qualcuno gli abbia preso le labbra tra pollice ed indice per tirarne gli angoli
in su, come in quel film dove il protagonista faceva proprio così. Credo che si
intitolasse Il giglio infranto, faceva così per strappare l’estremo sorriso
alla sua amica poco più che adolescente.
Flash, immagini ricordi si affollano nella mia testa. Quella
volta che, serio, mi aveva chiesto se volevo occuparmi di controinformazione.
Sei carina elegante distinta ti presenti bene, potresti mimetizzarti. Non
riuscivo a crederci, mi stava chiedendo di fare l’infiltrata “live”. Forse mi
stava prendendo per il culo, no era terribilmente serio, facile per me no? Una
persona al di sopra di ogni sospetto come me, che pericolo potevo correre? Era
fatto così Mauro, geniale ma anche avventato. E ancora, seduto sul muretto
della casa di Via Domenico Costantino, mentre, chitarra alla mano, canta le
canzoni del nostro repertorio, sempre le stesse perché conosceva pochi accordi.
Non può essere la stessa persona che ora sta passando davanti a me portato a
spalle e c’è anche Martelli Chi?!! Martelli quello del partito socialista
Claudio Martelli e perché è tra quelli che lo portano a spalle Non è un
funerale di stato è morto Mauro un compagno ex dirigente nazionale di Lotta
Continua gli hanno sparato!
Allora è veramente un incubo tra poco mi sveglierò e sarà
tutto passato e invece no è vero ed è anche vero che adesso siamo usciti dalla
chiesa e siamo in piazza è stato allestito un palco e Martelli sta parlando tra
una salve di fischi e siamo noi che fischiamo perché vogliamo impedirgli di
parlare, noi i compagni di Palermo. Ma adesso sale sul palco Chicca, la donna
vestita di bianco, quella che accarezzava il suo corpo con intensità
appassionata e Chicca , proprio lei ci sta chiedendo di non disturbare e di
lasciare parlare Martelli. Ci guardiamo attoniti, perché lei ce lo sta
chiedendo per rispettare la volontà di Mauro. Che cosa è cambiato? Tutto. E
allora rispettiamo la volontà di Mauro, anche quando sul palco sale il sindaco
di Trapani. Il malessere è totale … Decidiamo di andarcene, questo Mauro non ci
appartiene più, adesso appartiene a Martelli, alla donna e a tutte quelle donne
e uomini vestiti di bianco, alla comunità Saman che l’ha sepolto oggi, 26
settembre 1988.
La nostra, con Mauro, è stata un’altra storia.
Giusi Catalfamo
Mauro Rostagno (Torino, 6 marzo 1942 – Lenzi di Valderice, 26 settembre 1988) è stato un sociologo e giornalista italiano. Cresciuto aTorino in una famiglia di umili origini, muore a 46 anni in Sicilia, vittima di un agguato mafioso.[2][3]
È stato uno dei fondatori del movimento politico Lotta Continua e della comunità socioterapeutica Saman, inizialmente ispirata al movimento di Osho Rajneesh. (da Wikipedia)