Google+

martedì 26 maggio 2015

Las Meninas

La medium sedette al tavolino senza nessuna grazia. Non aveva l'apparenza che ci si aspetta da tal genere di persona, vestiva in maniera sciatta, si mangiava le unghie, parlava con un tono di voce esageratamente alto. Si spensero le luci, e nello stesso istante in cui i partecipanti unirono le mani formando una catena, la sala dell'Accademia piombò in un profondo silenzio.
-Spirito guida! Se ci sei, batti un colpo!
Un tonfo secco risuonò alle spalle degli spettatori seduti sugli spalti, giusto nella zona dove erano stati poggiati i cappotti e gli ombrelli. La medium aprì un sorriso che lasciò intravedere l'assenza di due premolari.

-Fedele compagno di viaggi, portaci qui Don Diego Velázquez, il pittore dico, che ci spieghi una buona volta “Las Meninas”!
L'obiettivo della seduta era quello di chiarire il significato di uno dei più noti dipinti del siglo de oro spagnolo, giacché ancora dopo tre secoli rimaneva aperto il dibattito su cosa volesse esprimere la sua mirabile composizione. Il fior fiore dei critici del pianeta si era spaccato in differenti letture: i tradizionalisti, con lunghi barboni, da un lato; gli innovatori, coi vestiti a scacchi, dall'altro. Solo la voce dell'autore poteva fare luce su ogni questione, bisognava resuscitarlo.
La medium cominciò a scuotersi come in preda alle convulsioni, roteò la testa toccando, prima uno e dopo l'altro, ogni pomo delle spalle, eruttò con forza e si irrigidì infine dritta dirtta con il collo stirato:
-La pintura es nobleza- disse con voce mascolina sebbene un poco effeminata. -Y mi rey Felipe lo sapeva... Mi explico, yo pintavo per sua eccelentissima maestade. Cuando él me l'ordinava yo prendevo il mio pennello y creavo un retrato para dimonstrare al mundo entero la grandeza del mio rey. El rey a caballo, el rey bien vestido, el rey ancora más guapo con la uniforme de la guerra, el rey con i suoi cani di caccia, pure quelli molto guapi. Pintavo anche otro genere di nobili, come el gran Duque-Conde de Olivares con sus grandes mustachos, y todas las infantas de la casa real. Ogni tanto me gustaba variare, indagare en la naturaleza umana más umilde escondida dentro servos y buffones, a la ricerca de la belleza interior dietro lo ojos de algún nanetto. Così, per no aburrirme o annoiarme. Pero me estoy dilungando, y vosotros volete che vi explico il cuadro de “Las Meninas”, como la chiamate ahora, perché in realtà su titulo original era “Retrato de don José Nieto, aposentador real”, cioé el  maggiordomo de la regina. 
»Yo estava un giorno trabajando en mi estanza, cuando venne a cercarme este maggiordomo: “Señor Velázquez, yo soy un grande admirador suo, yo me pongo loco davanti a la sua pintura. Usted por favor deve farmi un gran piacere, deve pintarme un retrato que sia inolvidable, tengo aquí el dinero necessario”. Anche si era para mí un tiempo muy pieno de trabajo y no sapevo que fare antes, provai grande placer en aquella admiración sincera, así que acceptai de buen grado su oferta. “¿Y cómo lo vuole este retrato?” domandai al hombre con somma ingenuidad. “Quiero un cuadro como uno de aquellos del rey”, me respondió todo contento. Cuando yo ascoltai que voleva un retrato en pompa magna como per sua maestade, me salì la sangre a la cabeza... ¡Cómo podeva pretender de ser pintado como nuestro grande rey! ¡Un simple maggiordomo de palacio! Estavo quasi per lanciar mi guante de esfida en un duello, cuando me venne una idea: “Venga Usted mañana muy presto a palacio, yo estaré allí ad aspettarvi”. Y así fu. 
»El indomani, don José Nieto se presentò donde acordado. “Buenos días don José, vedo que Usted ha scelto un vestido muy bonito per el retrato. Muy bien, póngase aquí, por favor”. Contento como una Pascua se era appena puesto davanti a la finestra, cuando arrivaron Doña María Agustina Sarmiemnto y Doña Isabel de Velasco, las famosas “meninas” de sua alteza real la infanta Margarita María, cioé las damas de honor de la principessa bambina. Se arrivavan ellas seguro que estaba vicino también la principessa, y en effetti arrivò poco después con su seguito de nanetti de compañía: Maribárbola, con la faccia schiacciata como un pekinés y el pequeño Nicolasito, el nanetto italiano che portava también el cagnolino preferido de la infanta. La principessa Margarita, que aveva un carácter bastante etrafalario, se plantò en el centro de la estancia, così que el pobre don José, fatta una reverencia dovette allontanarse un poco verso la puerta, por questiones de protocollo. 
»“¡Tengo sete! Quiero beber!”, disse la infanta Margarita con su dulce voce real. “¡Agua a sua maestade!”, gridò autoritaria doña Marcela de Ulloa, señora de honor que intanto era arrivata con el nuevo guardadamas dietro, un hombre molto serio. Don José, per questioni di espacio dovette que spostarsi ancora più indietro, quasi sull'uscio della puerta. Todos, damas de honor, señora de honor, guardadamas molto serio y nanetti, buscaban el agua, el cagnolino abbaiava y el pequeño Nicolasito lo mise a bada con un bonito calcio a la italiana. La menina doña María Agustina porse un vaso de agua fresca facendo un bell'inchino, anche doña Isabel faceva la sua reverencia, cuando de improviso si uniron a la compañía sua maestade el rey Felipe y la sua esposa regina Mariana de Austria, que si rimasero a observar compiaciuti la figliola estrafalaria da lontano. “Qué guapa mi niña!” diceba la regina con accento alemanno. Porqué sabemos que ogni cucaracha è guapa a mamá suya, pero inoltre sua maestade amaba vestir a su figliola hijita a la ultima moda. Peccado que en aquellos tiempos se usaba el guardinfante, autentica armadura de círculos concéntricos bajo la gonnella, y más amplio era el deretano, más guapas se consideraban las mujeres.
»“Don José, por favor, mettase Usted sulla escalera, que la la luz del sol allá es más viva”. El soberbio hombre seguì mis indicaciones y uscendo ormai de la estancia se collocò sui gradini del pianerottolo, mientras yo mi ridevo satisfecho de mi vendetta. Antes de monstrar el “Retrato de José Nieto, aposentador real” a su commitente, no me olvidai de honorar mi rey ponendo el sigillo de la sua figura, con su esposa, en el riflesso de un especchio. Y per poner punto final me pintai también yo”. 
Cadde di nuovo il silenzio nella sala, rotto unicamente dal ticchettio insistente della pioggia sui vetri. La medium reclinò la testa indietro e dopo un nuovo scossone convulsivo tornò in sé facendo segno di rompere la catena, intascò il suo compenso e uscì dalla sala senza salutare. 
Vennero scritti molti articoli in seguito a tali rivelazioni, vari saggi dei conservatori barboni e dei progressisti a scacchi, tutti in disaccordo. Continua ancora, perciò, il mistero de “Las meninas”.


Barbara La Monica