Il racconto si
svolge in una ambientazione fortemente puritana.
Il puritanesimo è
un movimento protestante sorto nel sedicesimo secolo con lo scopo di
purificare la Chiesa di Inghilterra da tutte le forme non previste dalle sacre
scritture. È stato fondato da alcuni protestanti di orientamento calvinista
poco dopo l’incoronazione di Elisabetta I di Inghilterra nel 1558.
Il pranzo di
Babette è un menù del valore di 10.000 franchi che viene servito a
dodici commensali puritani la cui dieta abituale è a base di stoccafisso, zuppa di birra e pane. Per i puritani una mensa di lusso è peccaminosa.
dodici commensali puritani la cui dieta abituale è a base di stoccafisso, zuppa di birra e pane. Per i puritani una mensa di lusso è peccaminosa.
La protagonista
del racconto, Babette, cucina il suo pranzo con lo stesso intento con cui
l’artista realizza l’opera d’arte che lo renderà indimenticato. La grazia è
infinita, e ciò che nella vita puritana è stato respinto – cioè il lusso -, viene
versato con abbondanza: “misericordia e verità si sono incontrate, rettitudine
e felicità si sono baciate”. Queste le parole del generale Galliffet a fine
cena.
Lo stesso
generale, ricordando i tempi del Cafè Anglais, dice che la donna che cucinava
in quel ristorante – desumiamo che Babette sia stata la cuoca -, aveva
trasformato un pranzo in una avventura nobile in cui non si distinguevano più
la sazietà del corpo e dello spirito.
Il piatto che
genera più di tutti questa riflessione è il Cailles en sarcophage.
Giorgina D'Amato