Campi
isolati, lontani da sguardi curiosi, regole diverse che fanno del calcio
femminile un mondo a parte. È
soprattutto nei tornei dilettanti che si impara.
Cominciamo
dai falli: in questo gioco, in campo non ce ne sono, questo è certo. Neppure
Samantha (detta Pino) - l'arbitro più peloso e cattivo che si sia mai visto su
un campo di calcio, femminile o maschile - lo dichiara mai, anche se le
piacerebbe averlo. Ha smesso di gridare "fallo" in campo, nelle
azioni più scorrette, da quando al suo grido l'attaccante - spalle larghe e
polpacci tondi - tirò fuori un dildo e le disse "vieni che ti faccio
provare il mio". Lei arrossì ma lasciò correre, salvo poi a chiarire la faccenda sotto la doccia, quando l'arnese ritornò proprio utile.
L'episodio
fece da precedente, nella giurisprudenza sportiva, e la parola
"fallo" fu definitivamente eliminata (sostituita dalla parola
"la chatte" che vuol dire passera, alla francese pare più chic, ma
sempre a quella cosa si pensa)
Le
azioni scorrette (les chattes) si puniscono con un bacio in bocca - bacio di
punizione - dalla mascotte della squadra avversaria. La
mascotte viene scelta appositamente secondo precise regole non scritte - tramandate rigorosamente per via orale, come la mononucleosi - e deve avere per
regolamento certe misure: 155 x 120 x 100 (altezza, larghezza, profondità - maniglie
e rotelle comprese), peso minimo consentito 239
lb (Kg 108,408) - bagaglio pesante per molte compagnie aeree low cost.
Una
dev'essere proprio incazzata - o in astinenza da moltissimo tempo - per
procurarsi volontariamente questa punizione.
Se la
scorrettezza è grave - la chatte noir - l' arbitra può comminare un'ammenda più
pesante : il "tir de but" (in gergo si aggiunge il suffisso
"tana" per rendere l'idea, in italiano - tir de butTANA -): la
calciatrice che è stata oggetto de "la chatte noir" si pone davanti alla porta
avversaria e comincia a pomiciare - ci vanno giù pesante, ma sempre entro le
regole della decenza lesbica (vedi voce correlata su lesbopedia), con la
fidanzata della portiera dell'altra squadra. (Se fosse single, sarà comunque
innamorata di qualcuna - lo sono sempre - e lo sapranno tutte, perché le femmine non sanno mantenere i segreti). Se
la portiera comincia a dare in escandescenze, il punto viene assegnato alla
squadra avversa, senza nemmeno bisogno di mettere la palla in rete.
Fine
del gioco è sempre quello di calciare la palla nella porta avversaria, e
nonostante il rischio di penalità, le partite di calcio femminile sono piene di
scorrettezze, tafferugli, tirate di capelli, morsi e scontri fisici anche gravi
(un pizzico di violenza, quando ce vò ce vò) tanto che spesso necessita la
sospensione del gioco per alcuni minuti, per riportare le atlete alla calma,
farle rivestire, sistemarsi i capelli, rimettersi le scarpe (sovente usate per
colpire le avversarie, data la presenza dei tacchetti, che le rendono
ottime per un fuggevole contatto
sadomaso - wow -).
Il
gioco effettivo dura 90 minuti, in due tempi, ma, si sa, le femmine quando sono
infervorate in qualcosa (e il calcio giocato così le avvince moltissimo)
perdono la cognizione del tempo. È l'arbitra, allora, che segnala la fine del
gioco, con due fischi. Spesso ai fischi le giocatrici rispondono malamente,
perchè si sa che le femmine non amano sentirsi fischiare dietro (o davanti) nè
sui campi di calcio, nè per strada. Soprattutto le lesbiche.
Monica Sapio