Ma che bello ritornare nella casa di
campagna dei miei, ah, la pace, ah, il silenzio!
Manco il tempo di mettere un piede
dentro che mia madre attacca: “Tu che ne sai, consumati siamo, consumati. Tuo
padre perse il ciriveddo. A lavorare dice che non ci vuole andare più, l’altro ieri
chiamò la signora Treppiede che ci si era rotto di nuovo il tubo dello scarico
e aveva il bagno tutto allagato di cosa fitusa, e lui ci disse nonsi, signora,
non vengo.
Non puoi capire quanto mi mortificai, dopo stetti un’ora al telefono
a spiegarci che mischino era malato. E invece lo sai che fa, il malato? È una
settimana che sta tutto il giorno bello fresco a pescare con quel pane perso di
Mercurio. Io ci dissi, qua non ti voglio, vai a dormire nella lavanderia in
giardino, io non ti cucino: fatti cucinare da Mercurio!”
La cosa pareva seria. Quella sera a cena
lui non si presentò, pure che la mamma aveva fatto le linguine col pesto di
basilico (80 grammi scarsi! “Che poi ti scasano i fianchi”). Mentre mi pulivo
la bocca e con gli occhi cercavo qualche altra cosa su cui mettere i denti, la
mamma mi fa: “per il secondo, se vuoi, puoi andare a mangiare da tuo padre”.
Alla grande! In giardino c’era un
odorino buono buono di pesce arrostito. Papà e Mercurio stavano accanto alla
brace con un sacco di sarde argentate, belle grasse, infilzate nelle canne.
“Maria Grazia, gioia mia” fa papà mentre
spella la sua sarda. “Assettati qua, prenditi una canna dal fuoco che le sarde
sono pronte. Fresche di ‘stu pomeriggio, che oggi il mare era pieno accussì” – apre
e chiude le dita con il palmo verso l’alto.
Buone vero. Grasse. Avevano un poco di
gusto affumicato che era un tocco speciale.
“Mmm, buone pà. Ma che è, ricetta nuova?
Che c’avete messo?”
“Eh, ricetta di Mercurio: le sarde allo
spiedo. Pare babbo, ma sa un sacco di cose stu figlio di diavolo, è vero,
Mercù?” - gli dà un colpo sulla fronte - “Si fa così, prendi le sarde fresche
freschissime, le prendi proprio dal mare che ancora gocciolano e manco c’è
bisogno di metterci sale e a colpo le infili nella canna, piano piano che sennò
si sfarnicano tutte, una foglia d’alloro verde, una sarda e una rotella di
cipolla rossa di Tropea, una foglia una sarda e una rotella”
“E bravo Mercurio. Dai papà, stasera
vieni a dormire a casa, va bene? Quando pare a voi la finite co ‘stu babbìo”.
Invece di rispondermi papà piglia una
canna e comincia a spingerla nella pancia di Mercurio, e lui con la sua faccia
di bimbo troppo grande che si apre, a contorcersi tutto dalle risate
“Guarda, guarda come si cattigghìa
Mercurio, guarda! “
“Bà bààà!!!” Mercurio gridava tanto che
a momenti lo sentivano pure da Punta del Secco.
“Mi sa che sarde ne abbiamo fatte magari
troppe. Colpa di Mercurio che non voleva smettere più, gli abboccavano tipo che
c’aveva la calamita e lui si scialava. Fammi ‘stu piacere Mariagrà, vai in
cucina, prendi un contenitore e ce ne porti quattro a tua madre và, solo solo
perché buttarle è peccato…”
Letizia Lipari