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martedì 1 dicembre 2015

Bastoncini di merluzzo

Entriamo in casa, ci sono le luci accese, odore di fritto, un silenzio che non te lo aspetti.
Il concerto è stato per metà noioso, per metà non si è capito niente con l’amplificazione che non funzionava, per il resto forse non ne è valsa la pena uscire di casa.
Silvia, buttata sul divano a sacco di patate, il telecomando in mano, la tv accesa e muta, un documentario sulla pesca del merluzzo nel mare del nord.

Chiamare Silvia per fare da baby-sitter a Federico è stata un’idea di Rosa, spendere cinquanta euro per spendere altri cinquanta euro in un concerto di merda, per farla dormire sul divano anziché badare al bambino.
Un sacco di patate e brufoli, le scarpe da ginnastica poggiate sul bracciolo di pelle del divano.
I merluzzi del nord guizzano nelle reti dei pescatori siciliani emigrati al circolo polare artico, spruzzi d’acqua, una pesca silenziosa.
Per terra, sul tappeto del soggiorno dorme anche Federico, pancia all’aria, sfinito e soddisfatto, ha costruito un castello dorato con quattro torrette - lo dico sempre che ha il pallino dell’architetto - poi il sonno lo ha vinto e la quarta torre è rimasta a metà. Stringe ancora nella mano grassoccia uno dei mattoncini.
I mattoncini panati del lego, creati apposta per risollevare l’ego represso di un geometra norvegese in crisi d’identità. Ho letto da qualche parte che la forma ha la sua importanza, all’inizio volevano farli a ciambella o a frittella, addirittura a forma di pesce, una banalità. Così sono perfetti, facili da impilare conservare porzionare cucinare, e se hai fantasia puoi costruirci un bel castello di mattoncini che la panatura dorata croccante rende irresistibili.
Ci guardiamo in faccia, Rosa e io, unto dappertutto, i titoli di coda scorrono sui merluzzi del nord appena pescati. Spengo la tv, facendo attenzione a non svegliare la balenottera sul divano.
Federico, chi ha il coraggio di svegliarlo, così tranquillo e contento del suo castello, ci sediamo accanto a lui sul tappeto ad ammirare il castello di bastoncini di pesce, bel lavoro, tutto pesce, niente spine.
Poi Federico si sveglia e ci vede, ha pianto tutta la notte, dice che io e sua madre gli abbiamo mangiato due torri e il ponte levatoio.


Raimondo Quagliana