Sì,
amore, certo che ti preparo l’apple pie, la tua preferita, tesoro. Certo,
amore, è un giorno speciale, amore. Non troppo cotta, no amore. Sì che l’ultima
volta hai rischiato di soffocare talmente era stopposa, tesoro, che imbranata
sono, eh amore? Non azzecco mai: troppo cruda, troppo cotta, vero amore? Chissà
se un giorno sarò un po’ più sveglia, amore, hai ragione, sono una stupida, una
stupida davvero, tesoro. Non m’impegno abbastanza, dici? Ma no, amore, io ce la
metto tutta. No, no no! Non ti contraddico, amore, è solo che… è vero, sì
amore, posso impegnarmi di più, amore. Hai ragione, tesoro. No, adesso
non ti sto assecondando per evitarmele, davvero, ho capito, ho sbagliato, non
lo faccio più, ti giuro, ma no, no, la cinghia no, ti prego, solo stavolta.
L’ho
meritata. Di nuovo.
E
ora dormi. Mi giro con ogni cura, anche se il cigolio del letto non lo
sentiresti nemmeno. Tremo ancora, ma mi costringo a guardarti nella luce fioca
dell’abat jour. Che espressione ebete hai adesso. Dov’è finito il mostro che
non più di mezz’ora fa mi dominava? Vorrei urlare sul tuo muso da porco quanto
mi fai schifo, che sì, ho pregato ogni notte perché crepassi e finisse il mio
strazio, non sai che goduria vederti terrorizzato a occhi strabuzzati quando
stavi soffocando con quella stramaledetta torta – avevo sputato nell’impasto
anche quella volta, sai, merda? – impregnavo la saliva di tutto il mio odio e
credevo che bastasse ad avvelenarti. Dio non esaudisce le mie preghiere
quotidiane, sei fottutamente fortunato col tuo bricolage inutile, mai un corto
circuito che ti carbonizzi col trapano in mano, mai un camion che ti arroti né
un cazzo d’infarto – e dire che alla tua età le probabilità ci sono -. Dio non
mi aiuta, e allora mi aiuto io. Ti fisso e quasi ci ripenso. Ma la lama brilla
e capisco che finalmente Dio è con me.
Serena
Giattina