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martedì 9 febbraio 2016

Il mio conforto

Enrichetta Blondel
prima moglie di Alessandro Manzoni
Fuori è inverno, fa freddo ed io me ne sto comodamente seduta sul sofà, addosso un plaid; la cameriera mi porta un tè e mi chiede se deve servirlo anche per il conte. Alessandro è immerso, come sempre, nei suoi studi, perde la cognizione del tempo.
Rispondo di sì, costringendolo così ad interrompere il suo lavoro. Non mi rimprovera, ha piacere di conversare con me, specialmente dopo che entrambi abbiamo abbracciato la fede cattolica; si discute sull'educazione dei figli, della conduzione della casa, della sua ispirazione non più fertile come qualche anno fa. 

Il romanzo lo assorbe completamente ed è fonte di confronto fra noi. Tiene molto alla mia opinione, specialmente quando ritrae figure femminili, per lui specchio di quelle virtù che vede riflesse in me.
Ma la figura che più suscita in lui il desiderio di avere il mio conforto è quella di Gertrude, la vorrebbe raffigurare come una donna perduta, schiava della passione che l'obbligo di farsi monaca non ha sopito, ma che anzi ha accentuato.
Io gli suggerisco di modificare il personaggio, di ritrarlo come una signora che riesce a decidere delle sorti del convento ma non della propria, che dimostra la propria ribellione all'imposizione paterna con pochi tratti, la presenza di una ciocca scomposta che fuoriesce dal velo, che sia vittima del suo seduttore, consapevole di non potersi redimere.
Alessandro mi ascolta con attenzione, tiene sempre in gran conto la mia opinione, beve il suo tè e si rimette al lavoro. Scompare tra le sue carte mentre io me ne torno vicino al fuoco. Prendo l'attizzatoio, mi rimetto sul sofà e attendo l'ora di cena. 
Il Natale è ancora lontano.

Isabella Raccuglia