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mercoledì 30 marzo 2016

Pirocchia e cimici - Il gattopardo raccontato dalle cameriere

Come a lui del resto, pirucchiusu e tirchio.
Il Principe lo aveva fatto convocare e si era presentato vistutu come pi un funerale. Tutto niuru e in marsina. E seppure pareva tranquillo, il Principe aveva dato signu primintivo di malessere.
Quello che successe nella stanza si poteva solo smorfiare, come rummuliare strascinatu di seggia che strica sulla maiolica, e si poteva pinzare che Padre Pirrone, pure lui presente  nella cammara a salone, fosse cascato 'da seggia, o che il sindaco, se Don Fabrizio l'avesse abbrancato con la sua forza leonina  sollevato da terra e poi lassatu iri come un sacco di patate, avissi tummuliato 'in terra. Non si capiva comunque.
Certo che la cosa solenne sembrava e anche di più.
Chiddu chi si dissuru fu segreto segretissimo. Ma segreto di pulicinella io dicu. Chi co l'aricchia tisi e ben impostata addietro la porta vicina alle seggie, qualichi cosa si sintì. Di viscotta e di terre si dissi. Di quelle che il sindaco aveva rascato ai possedimenti Salina. Ma che sotto le sue mani erano addivinuti belle terre a frumento e vitigni per vino fino. Di soldi si parlò puri assai, di Angelica e il signurinu Tancredi. Il bellimbusto traditore chi lassava a Concetta sulu occhi pi chianciri.
Lassamu perdiri. Sennò mi mettu a fari vuci o a chianciri. Iu alla principessina Concetta ci vulissi bene. Ci tinevu. 
Ma arroppu tutti i discussioni di viscotti e terre e soldi e matrimonio spiegatu chi fu, si vitti nesciri come una furia a Don Fabrizio, curreva e se non mi cuntaru farfanterie, dentro al suo gabinetto personale curreva.
La cammarera che pulizia i bagni contò chi non si puteva trasiri pi lu feto chi c'era. Era propriamente scioglimento di budella. E si era sintutu puri trona e giochi pirotecnici come pi temporali di in mezzo austu o i pirotecnici della sera delle elezioni.
Insumma puru 'nta stanza da Principessa si sinteru appresso vuci e trona. Idda si lamentava chi non si poteva sopportare il tradimento del nipote Tancredi. 
Poi tutto tacque come la quiete dopo la tempesta.

Clotilde Alizzi