La
vista
Entra
e procede col bastone, si siede pesantemente sulla solida seggiola di metallo
davanti alla mia scrivania. Anche se la vedo solo dalla cintola in su capisco
che si è seduta a cosce aperte, tanto la molle e larga gonna a fiori le copre
le vergogne. La guardo in viso ed è sconvolta dalla fatica fatta per portare il
suo grosso corpo traballante dalla sala d'attesa all'ambulatorio.
Sento
che nell'aria si sparge un odore acre. Come di pollaio morto, di cipolla
putrida e aglio assintumato, di topo stecchito da giorni in un angolo solitario
della casa, di formaggio coi vermi bianchi e verdi che si contorcono mezzi
dentro e mezzi fuori. Un puzzo procede dalla parte della stanza davanti a me e
si sparge, violento, e mi aggredisce. Mi accerchia da sotto e da sopra la
scrivania. Mi assale la consapevoleza di non poter scappare, ma che non
riuscirò a resistere a lungo. Devo fare presto. Devo sbrigare questa faccenda
nel minor tempo possibile!
La
vista l'udito e l'olfatto
-
Signora, cosa la porta qui da noi? Qual'è la parte del suo corpo che le fa
male?
-
Dottoressa mia. Sugnu ridotta un crocco, hai dulura unn'è gghiè.
- Ho
capito, ma ci sarà pure una parte che le fa male di più, che negli ultimi mesi
o giorni le ha dato più fastidio. Cominciamo da quella.
- Ah,
dottoressa mia. Che ci devo dire, che non mi pozzu cchiù mettiri manco 'i
mutanni, con rispetto parlando.
Scambio
di occhiate con l'infermiera
- tra
un misi si marita mè nipute e io vulissi iri alla Chiesa, ma comu ci
pozzu iri senza li mutanni, ah? M'u ricissi lei! Nenti c'è di fari?
Abbiamo
capito tutto. Passiamo oltre.
La
vista l'udito l'olfatto e il tatto
Deborda
dalla barella, ma ancora ci sta. Ne ho visti di peggio. Mi avvicino cercando di
inspirare con la bocca ed espirare col naso. Con metodo i respiri si susseguono
e pare un po' meno peggio. La signora si spoglia. - dovrò tentare di
dimenticare questa scena, se voglio ancora una volta , nella vita, avvicinarmi
a una donna - Le gambe le pesano mille chili, così abbandonate nelle mie mani.
Le anche, le ginocchia, la schiena, più la muovo e più mi accorgo che non basta
respirare con la bocca. Il fetore sale e sale. E i guanti proteggono solo le
mani.
La
vista l'udito l'olfatto il tatto e il gusto
La
vedo enorme e si lamenta ma mi faccio sorda e cieca, mentre la manipolo per
visitarla. Questo puzzo mi invade. Il mio corpo - intero - è alla sua mercè. I
vestiti sono insufficienti : le particelle odorose li oltrepassano e sento che
penetrano anche i follicoli piliferi. Il lezzo sbatte sulla faccia. La bocca è
esposta e mentre la apro per inspirare, l'aria carica di particelle organiche
che vengono da quella donna entra e si appiccica sull'umidore delle mucose. Me
ne accorgo, serro le labbra troncando il respiro, ma è troppo tardi: le mie
papille distinguono chiaramente acido salato e aspro, esattamente un attimo
prima che il nervo vago provveda a sottrarmi a quello scempio dei sensi.
Monica Sapio