Glielo
spiaccico ad un tratto sulla testa pelata, anche sui baffi e poi comincio a
leccare. Lui è paralizzato. Mi subisce, era prevedibile, da masochista. Lo noti
dalle mani sudate.
Si
è messo a languire, gli occhi cerchiati, sta diventando una ricottina
traballante, tra poco si scioglierà completamente. Il gorgonzola, lo stesso che
ho comprato e poi scartato davanti al suo volto grasso e sfatto ha una pasta
morbida, sensuale, l'odore è pungente. Accenna una reazione, un guizzo spavaldo
e devo impedire che abbia il sopravvento, così glielo ficco in bocca tutto di
colpo. Sta soffocando. Non sono qui per ucciderlo ma per cogliere il suo
sguardo smarrito, la perdita dei sensi e il controllo degli sfinteri. Quindi
adesso non deve soffocare, e mi restano due opzioni.
Opzione A: rificcargli le
mani in bocca e ripulirgliela
Opzione
B: leccargli il gorgonzola da dentro la bocca.
Perché, sì, il gorgonzola mi
piace, era l'ingrediente perfetto per questa vendetta, ma rileccarlo dalla
bocca no, non posso. Il bacio in bocca
implica sentimento, non è contemplato. Declino. Cerco di ripulirlo, ripassando
quella poltiglia intorno al viso, sui capelli, è incerato come la vernice
caseosa in cui è nato, lui sputa, gorgoglia. Penso sarà paonazzo lì sotto, ed
ho paura. Mi allontano, si agita, ha le
mani tese, io per i conati di vomito vorrei correre, invece lo sento
abbrancarmi, agguanta la camicetta, sento lo strappo e con gli occhi sbarrati
vedo avvicinarsi la sua bocca alla mia. Sempre più vicina. L'odore già mi
stordisce.
Si
è incollato e comincio a sentirne il gusto.
Oh Dio, quanto lo adoro!
Ripulisco
le mani sulla camicetta, scendo dai tacchi, e ci sciogliamo sul pavimento.
Poi
non lo sento più.
Clotilde Alizzi