Il primo amore non si scorda mai - chi l’ha inventata questa
minchiata -, ci si baciava seduti sul parapetto di cemento del lungomare, il mare
di fronte, il traffico delle auto e tutto il resto alle spalle. Erano momenti che ci si dimenticava il proprio
nome, si tenevano gli occhi chiusi e in questo modo si dimenticava anche il
nome di chi si stava baciando.
Nella testa coagulavano voci campanelli
clacson risacca gridigabbiani. Quel primo amore è stato un fulmine che piombato addosso tra l’ora di lettere e l’ora di diritto, una cotta quando arriva
è incontrollabile, un prurito smania vertigine non so.
Poi è facile dire che non si scorda mai – e ancora non ho
scoperto chi ha detto questa minchiata -, che il primo amore non dura più di un
paio di settimane, poi tutta la sostanza è stata tirata via, ci si è baciati
abbastanza, sotto il sole, seduti sul parapetto bollente di cemento ruvido del
lungomare, sedici anni è un’età che ci si annoia presto.
Così la nuova storia ti aggredisce tra l’ora di geografia e
l’ora di matematica e tu ci caschi di nuovo come un sedicenne. È la ricotta.
Raimondo Quagliana