“Piacere, professore”. Questo ti ho detto quando la mia insegnante di
filosofia, dietro mia richiesta, mi ha presentato a te. Simpatia immediata e,
quando un anno dopo ci rivediamo a Capodanno, tu mi dici “frequentiamoci!”.
Dopo un anno mi riveli che non ti sei mai innamorato di me e che, forse, non ha
senso continuare. Scopro che non ti sei mai innamorato di nessuna, tranne forse
che di Silvia, di cui tieni una foto nella camera da letto, dove ospiti me e
altre tue amiche.
Ma lei non vuole saperne, usa la tua casa per farsi la doccia e lasciarti le mutandine trasparenti di ricambio, che io trovo nel cassetto del comò, gode – la puttana - , eppure sa che ci sono io, ma la cosa non le importa. Io so e continuo a tollerare per un altro anno ancora ma, di fronte alla tua confessione che non ti sei mai innamorato di me, sono costretta a capitolare. Non hai mai amato nessuna, forse neanche la moglie che hai sposato parecchi anni dopo, forse per solitudine, forse per comodità, e che mi hai presentato. Ma tu non hai il diritto di parlarle di me, di farci soffrire; sei rimasto un uomo con un grande vuoto dentro, ma io ho compreso che di un cuore in inverno non so che farmene.
Ma lei non vuole saperne, usa la tua casa per farsi la doccia e lasciarti le mutandine trasparenti di ricambio, che io trovo nel cassetto del comò, gode – la puttana - , eppure sa che ci sono io, ma la cosa non le importa. Io so e continuo a tollerare per un altro anno ancora ma, di fronte alla tua confessione che non ti sei mai innamorato di me, sono costretta a capitolare. Non hai mai amato nessuna, forse neanche la moglie che hai sposato parecchi anni dopo, forse per solitudine, forse per comodità, e che mi hai presentato. Ma tu non hai il diritto di parlarle di me, di farci soffrire; sei rimasto un uomo con un grande vuoto dentro, ma io ho compreso che di un cuore in inverno non so che farmene.
Isabella Raccuglia