Caterina mi presta sempre libri di donne, perché lei ha la
fissa delle donne e spesso queste donne sono scomunicate e senza coscienza. La
prima cosa che mi ha detto quando me lo ha dato è : Impara! Che lei crede io
sono una bacchettona che mi faccio comandare da mio marito. Lei non sa invece
che io mio marito me lo giro in un dito e se proprio mi fa scattare il cuore (che in certi casi succede ) me ne vado due giorni da mia madre e lui il terzo
giorno mi viene a cercare come un cane bastonato. Caterina pure mi dice” che
fortuna, tu non hai figli!”. Bella fortuna dico io, che mio marito se la prende
con me, anche quando il dottore gli ha detto che è lui che manca, cosa non so
dirvi, ma io la verità devo dire, manca di tante cose. Ma da moglie non dovrei
dirvelo e perciò non lo dirò.
Ma vi devo prima parlare della scrittrice che l’ha scritta
la storia, si chiama Sibilla Aleramo, ma è un nome finto, Caterina mi ha detto
che invece si chiamava Rina Faccio, che nacque ad Alessandria, in Piemonte, nel
1976 e morì a Roma nel 1960.
Il romanzo uscì nel novembre del 1906, a Roma.
Il titolo “ Una Donna” sta ad indicare, nell’ intenzione dell’ autrice, come certe donne sono proprio delle buttane! Una
ogni tanto, però.
Questa del libro lasciò marito e pure figlio perché voleva
essere libera e quindi la scrittrice voleva dire che certe amiche meglio non
farsele, come la mia amica Caterina, che quella se potesse, anche lei
lascerebbe suo marito e pure sua figlia! Una bambina bellissima tutta lei, ma
speriamo nel carattere somigli a suo padre, che quel poveruomo è un pezzo di
pane e neppure compare sulla faccia della terra. Solo che quando gli prendono i
cinque minuti, la mazzia. Ma solo per quei cinque minuti, poi è sempre bravo e
pure allegro (meglio di mio marito che è invece un matapollo munciuniatu ).
Pure la scrittrice tanto onesta non mi pare che si cambia il
nome, come a dire che lei può cambiare come ci pare, anche i nomi. Certe cose
non si dovrebbero cambiare, il permesso non glielo dovevano dare.
Questo racconto non mi ha convinta assai perché la
protagonista è sempre lei, la scrittrice che racconta cose sue che forse, ho
pensato, questa è proprio la storia sua e fa finta sia di un’altra, ma io l’ho
capito, perché come fa lei a sapere tutte queste cose di questa Sibilla, (che
poi è sempre lei che si è cambiato il nome)che il racconto e raccontato sempre
da lei, che però a volte ti confondi che
racconta certi fatti e ci sono altri e a volte invece c’è solo lei.Il romanzo
si compone di ventidue capitoli, senza titolo,e a volte perdevo il segno e non
riuscivo più a trovare la pagina, e mi sono trovata sempre nella prima parte
del racconto, poi mi sono stufate e me lo sono fatto raccontare da Caterina,
che lei lo ha letto tutto, fino alla fine, quando lei se ne va e lascia pure
suo figlio e pure suo padre, ma questo non lo ricordo bene, se fosse suo padre
suo-di –lei o suo padre di lui.
La prossima volta che Caterina vuole prestarmi un libro le dico:
Ma è sempre un libro di donne? Se mi dice si, glielo butto in faccia e me ne
vado.