Domenica
ore 19,30. Io nella mia stanza con i Duran Duran alle orecchie, luci soffuse e
testa alla bocca di Simon Le Bon. Sento mia madre: Vai dalla signora Celestina,
chiedile il sale. Che palle.
Mi accompagna con un vaffanculo mentre scendo
al 2° piano. La signora Celestina sta sempre in casa. Busso due volte, mi è
scappato il dito. Interminabili trenta secondi, quando apre trattengo la mano
per non punirla. Appare lei in perfetta tenuta da ambulanza: orecchini e
rossetto, profumatissima di Baygon, vestaglia rosa e pantofole con lo struzzo.
Tra
i 50 e gli 80 anni, ma portati bene.
La
saluterei affettuosamente, le racconterei due novità su di me così aggiorna
l’archivio, ma vado al dunque: mi disse mia madre “se lo trova un poco di
sale”?
‘Nca
perciò, a bello cuore. Siediti, lo vuoi un sugo di frutta ? Rispondo di no:
penso al suo ultimo ricovero.
Che
dovevo fare? Mi accomodai. Tutto in ordine, come se aspettasse qualcuno. Carta
da parati lavabile a fiori, odore di candeggina, plastica trasparente sulle
sedie, una stella di Natale dorata in corridoio.
In
ogni stanza un cestino di plastica di un colore indefinito tra il grigio topo e
il marrone cacca di topo - che dai cinesi costa, beh forse te lo regalano - pieno
di scatole di farmaci, disposte in ordine crescente di altezza: una parata di
sbirri. A me non me ne fotteva niente, ma mi spiegò che il cestino della cucina
ospitava tutti i farmaci legati alla digestione: Pantoprazolo, Lansoprazolo mi
spiega che sono inibitori di pompa protonica. C’è anche il Metronidazolo che mi
spiega essere un antifungino ma ci sta bene perché finisce in -olo. Poi Maloox
e Gaviscon.
In
bagno ci sono clisterini, ovuli, perette, antispastici, antidiarroici, pomate
per la natura e per il fondamento. In camera da letto ansiolitici, farmaci per
favorire il sonno, antidepressivi e stabilizzanti dell’umore a seconda
dell’occorrenza - nasconde i profilattici della buon’anima.
Sono
una donna organizzata io, mi dice con soddisfazione e direi anche con orgoglio.
Sono un mezzo medico ormai.
Celestina
aveva riempito la sua casa di “farmaci personificati”: per me ci parlava.
Presi
il sale. Signora Celestina, ma in salotto cosa ci tiene?
Sorride ed un po’
arrossendo mi risponde: ho il vermut, lo Strega e la sambuca per quando verranno
gli amici.Gisa Maniscalco