Cara Margherita,
ho ricevuto la tua
lettera, l’unica che mi scrive sei tu, quindi quando me l’hanno data già lo
sapevo e ho aspettato fino a stasera per aprirla, la speranza e la gioia di
leggerla mi hanno tenuta su tutto il giorno. La vita ormai mi riserva poche
gioie e come l’affamato nasconde pezzetti di pane sotto il cuscino, io tengo le
tue lettere da parte per uscirle fuori quando ne ho più bisogno: la notte.
Che ormai noi,
sentimenti non ne abbiamo più, nessuna stima per gli uomini importanti e di
valore come di quelli miserabili che ci hanno sfruttate e vendute, fino a
ridurci in questo stato, vivere senza vita è vivere nel carcere, vivere senza
neanche respirare, che l’aria ci sembra tutta puzzare di latrina, nella cella
in cui siamo costrette a vivere, e il mondo ci appare una cosa non vera,
un’invenzione che ci hanno raccontato, ma chi l’ha mai visto la vita vera? Ho
avuto mai una casa e una madre? Anche tu mi sembri un sogno e questa lettera mi
sembra una cosa che può scomparire da un momento all’altro, e io parlo ad una
persona inventata, che qui sono tante le persone che si inventano sorelle che
non ci sono e madri che non hanno, e tutte sembrano delle pazze, anche quando vanno
ai colloqui sembrano prese dalle allucinazioni, e ti parlano di persone che non
esistono, si inventano un marito fedele e un figlio che le aspetta e un
fratello che si sbatte la testa per trovare un avvocato buono. Ma poi alla fine
restano qua, e nessuno ci pensa più.
Cara Margherita, non ti
offendere se ho detto queste cose, la tua lettera è ancora qui e io spero di
vederti presto.
Lucia.
Rosa
La Camera