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sabato 8 marzo 2014

Raffaella Carrà chi?

No, non mi ricordo, il nome forse, Raffaella, ma c’è tanta gente qui che ha questo nome. Non me la ricordo, era cantante, era ballerina, era esperta di samba? No, non la conosco.

Io ho iniziato da ragazzo a fare il dj, la mia famiglia abitava nella favela qui a Rio de Janeiro, in una casa di cartone, era una casa costruita con il cartone e le riviste settimanali dello spettacolo, mio padre le trovava nella discarica e le cambiava ogni settimana, ero sempre aggiornato sul gossip dello spettacolo, ma io questa Raffaella Carrà non l’ho mai notata su quelle riviste.
Poi quando pioveva la casa si squagliava, il mio letto si squagliava e io scivolavo giù in mezzo al fango, scendevo contento insieme ai miei fratelli, fino al quartiere di cemento, e una notte la cascata di carta e fango si è fermata davanti alla discoteca Fashion, la più bella di Rio, e lì dentro ho visto una ragazza che stava cantando sul palco, giovane, con i capelli a caschetto biondo, si chiamava Rafaella e faceva delle mosse con la testa, i capelli andavano indietro, la faccia in su, si rompeva l’osso del collo, era una mossa stupida, però molto eccitante. 

E allora ho cominciato a venire a guardarla ogni sera, tutti la guardavano incantati, tutti erano innamorati della ragazza con i capelli a caschetto biondo che cantava Ahaah Ahaah Affarlammore Cominciatù. Mentre lei faceva la sua mossa rompicollo, io vendevo le rose dentro il locale e guadagnavo qualche cruzeiro, poi il padrone del locale una sera mi ha detto: Joao, stasera non c’è il dj, vai tu alla consolle e metti due dischi. 

Quella è stata la sera più bella della mia vita, nel locale più bello di Rio, potevo mettere su i dischi che volevo, e dare il ritmo a tutta quella gente, così è iniziata la mia carriera. Adesso ho fatto strada, sono proprietario di altre cinque discoteche in città, la bionda è sempre lì al Fashion, anche dopo tanti anni, continua a cantare le sue canzoni e fare le sue mosse, solo che ha un po’ di barba bianca, ma solo un poco, che si vede sotto il cerone, ma si chiama proprio Rafaella, di questo sono quasi sicuro.

Io, questa che dici tu invece non la conosco, come hai detto che si chiama, Raffaella Carrà? Forse il cognome, Carrà, mi ricordo che c’era un signore che faceva le granite sulla spiaggia di Rio de Janeiro e ogni tanto suonava e cantava per divertire i turisti, lo chiamavano El Carrà, non so perché, cantava delle canzoni che scriveva lui, era un tipo simpatico e aveva un difetto a pronunciare le esse, tutti sulla spiaggia ballavano i suoi pezzi, Ma Che Mutica Maettro, Chittà Te Va, canzoni allegre molto stupide. Un’altra, questa era piaciuta veramente a tutti, si chiamava Tuca-Tuca, la ballavano proprio tutti, beh alla fine non era niente male. E poi El Carrà era pelato, non portava i capelli a caschetto.

Raffaella, eppure, forse mi ricordo che c’era un pittore che si chiama così, anzi due, uno si chiamava Raffaello e uno si chiamava Carrà, ma non erano per niente parenti, ecco, questo me lo ricordo, perché anche se sono cresciuto tra i cartoni, per un po’ di tempo nella mia stanzetta la parete era stata costruita con le riproduzioni delle opere dei grandi pittori classici italiani, mio padre le aveva trovate nella discarica, cartone buono robusto martellato, ci ho dormito bene in quel periodo nella mia stanza e in più ho imparato qualcosa. 

Rafaello Sanchez do Rinascimiento, un grandissimo pittore italiano del millecinquecento, prima di addormentarmi guardavo sempre il suo autoritratto, sono sicuro che lui non era biondo. 
Anche l’altro, Carlos Carrà, è un pittore italiano del millenovecento, e non aveva mai avuto un caschetto, anche se era uno spericolato futurista, poi diventò metafisico, si indebolì e pare che gli caddero tutti i capelli.
Questi due pittori molto famosi li ho scoperti mentre stavo dentro la mia stanzetta di cartone nella favela, invece se potevo studiare preferivo studiarli a scuola, su un banco comodo che non si squaglia al primo temporale, così non ho fatto in tempo a capire se Rafaello e Carrà lavoravano insieme organizzando gare di motociclette da Trieste in giù.
Ma questa Raffaella Carrà, non la conosco.

Forse vuoi dire Rafaela, la parrucchiera più famosa della favela, che faceva le acconciature a tutti quando era il tempo di Carnevale, si chiamava Rafaela, ma il cognome era Carré, lo stesso nome con cui aveva battezzato il suo taglio più richiesto, il taglio Carré, ed erano i capelli a caschetto, adesso poi c’è anche la mania di farseli biondi. Qui a Rio de Janeiro siamo pieni di ragazze con il taglio Carré, quello di Rafaela, biondo a caschetto, e tutte fanno una mossa molto stupida, a rompersi il collo, per farli svolazzare.
Ma tu dici Raffaella Carrà? Dici che è alla televisione, ti giuro che non me la ricordo.

Io ho fatto il dj in tutti i locali più frequentati della città, per tanti anni, mi ricordo di Vinicius, di Toquinho, e poi quelle sorelle che mi facevano ridere tanto, le Sorelle Banderas, poi adesso anche le altre due sorelle, Paula e Clara, tutte da ridere, mi ricordo di tutti, anche Beans e Alunnos do Sol, ma questa Rafaella Carrà io non l’ho mai sentita nominare.
I Beans, erano quelli che andavano più forte, significa fagioli, qui da noi si cucina la Fejioada, è un piatto nazionale e la gente andava in delirio quando cantavano.
Poi anche Brigitte Bardò Bardò e Charlie Brown, meu amigo, quello del trenino. Credo che pure voi in Europa questi li conoscete abbastanza bene, vanno sempre forte, in discoteca, nei veglioni del Capodanno e nelle sfilate di Carnaval, sono sempre in tournée.

Ma Raffaella Carrà, io proprio non me la ricordo.

Raimondo Quagliana