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venerdì 27 febbraio 2015

AAS LAB: Rovinare

Difficile spiegare come eravamo arrivati lì, sotto una pioggia di acqua e ghiaccio (acquaneve mi hanno detto che si chiama) - la città addormentata su un fianco con tutte le ferite scoperte -, e l'abbiamo visto, gli siamo andati incontro e a ogni passo ricordavamo ogni umiliazione, ogni lotta che non avevamo vinto - eppure ci avevamo creduto fino all'ultimo e lui aveva promesso di aiutarci -, voleva spiegare, ma noi pensavamo al suo incarico governativo e adesso quando tornava a casa non doveva giustificarsi perché non c'era niente da mangiare: le nostre dita lo colpivano in faccia, sul petto, tra una costola e l'altra dove tanto odio si era annidato e aveva scaturito una progenie malsana, fatta di sotterranei e intercettazioni e checkpoint - noi non avevamo armi, solo le nostre mani nude. 

Poi sono arrivati gli altri. L'alt ci è sbattuto in faccia e noi eravamo pronti, conoscevamo la distanza esatta da quel punto al confine e avevamo imparato a correre, forte, più forte dei proiettili, della violenza organizzata, scientifica, c'era il caos del nostro fuggire e fu un volo oltre la dogana incustodita, oltre il paese che ci era morto attorno, sperando che l'aria che ci fischiava nelle orecchie portasse con sé anche la memoria, l'inutile costante pensiero che è stato un peccato, che qualcosa si poteva salvare: andavamo avanti, non vedevamo alle nostre spalle le macerie.

Valeria Balistreri