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giovedì 16 giugno 2016

Il Gattopardo raccontato dalle cameriere: Mariannina

"Domenico, fai attaccare i bai al coupè, scendo a Palermo subito dopo cena. Padre Pirrone, venga con me, saremo di ritorno per le 11, al più "

Eccolo che si prepara a scendere a Palermo. Io lo so, dove va il Principe, perché mia comare Santa sta a Vicolo Porto Salvo, proprio la porta accanto di una certa Mariannina, che pare che da qualche mese sia lei il passatempo del Principe a Palermo.
Quando Santa lo vide per la prima volta, che bussava a quella porta, subito lo riconobbe perché di uomini belli e alti come lui non ce ne sono tanti, a Palermo. E così lo sappiamo tutti, quello che va a fare in città, e Padre Pirrone copre. Tutto copre, quel gesuita! Certo, il Padrone è padrone anche per lui, come per noi. 
Sicuro che la Principessa si fa venire un mancamento. 
"A lui i piaceri e a noi le pene, come sempre" dico a Teresina, che mi sta accanto. 
Però questa volta Don Fabrizio mi è sembrato meno deciso del solito. E che succede, che forse il timore del Signore è arrivato al cuore anche a lui? 
Eccolo, è davanti alla carrozza, lo vediamo dalla finestra, ferma Padre Pirrone con una mano. 
 " Sì, questa volta forse non andrà" dice Teresina con la speranza di passare una serata tranquilla. Ma la Principessa comincia a gridare, la sentiamo tutti dal piano di sopra. Il principe guarda in alto, verso la finestra della camera al primo piano. Che rabbia nei suoi occhi.
Sale in carrozza d' un balzo. 
Niente, se ne va. Ora a noi ci tocca la mala serata. Quella è isterica e non lo capisce, che più fa così e più lo perde. Quello è ancora un gran pezzo d'uomo, e una femmina ci vuole, ogni tanto". 
Ci facciamo una risatina, prima di salire dalla Principessa, coi sali e la sua medicina.
Vorrei avere un centesimo per ogni volta che ho dovuto portare i sali a quella poverina, ed un centesimo per ogni sospiro di Mariannina, che aspetta il Principe di Salina. Ricca, sarei.
Lo vedo tornare verso mezzanotte, fresco e pasciuto come un bimbo dopo la poppata. Domani glielo racconto a Teresina, come tornò bello da Palermo. Certo che  ancora il vigore lo mostra tutto. Che pezzo d'uomo.
In casa c'è odore di camomilla e laudano, glielo diedi io, alla Principessa, quando il Principe partì. La crisi l'ha lasciata sfinita ed io sono rimasta a controllarla dalla porta accostata. Lui la trova a letto, pare che sorride, mentre la guarda. La bacia sulla fronte; sembra un fiore di cardella posato su una tomba.
Il principe non si addormenta, ma io ora me ne posso andare in camera mia, c'è lui con lei. Affari suoi, sono.
Una fragranza di bergamotto entra dal corridoio e mi impedisce di prendere sonno, stimolando pensieri che non vorrei ma che quell'odore mi sbatte in faccia e sul petto, sulle cosce - che è tanto che non vedono un uomo. Il mio letto si fa di paglia e prende fuoco. In quel letto, a Palermo, il Principe avrà cavalcato a lungo: di Mariannina, in quanto a femmina, ne ho sentito parlare, e lui ha il suo fascino normanno e il blasone, lì sotto, ancora rampante. 
Questo non glielo racconto, domani a Teresina, penso, e mi addormento languida sola sola. 

Mi sveglio di soprassalto all'alba perché dalla camera dei Principi arriva un sussulto, un rumore sordo come di un sacco che cade sul pavimento. E poi ancora e ancora. Tre, quattro volte. Mi alzo e corro. Arrivo in tempo per vedere la Principessa che si fa il segno della croce e il Principe che scende dal letto. Nell'aria ancora l'eco di un sommesso Gesùmmaria. Teresina sarà contenta che il Principe mise tutto a posto.

Monica Sapio