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venerdì 4 dicembre 2015

Le stelline di Natale

Succede per le feste, a Natale ad esempio, che rivedo i parenti che non ho visto tutto l’anno. Una visitina a mia cognata dovevo farla, che quel Natale lei e il marito l’avrebbero trascorso in crociera e dunque non ci saremmo viste al cenone con tutti i parenti quell’anno.
Che era Natale si capiva subito a partire dal cancello che era tutto agghindato a festa con rami di agrifoglio ricoperti di neve di polistirolo ( che noi palermitani lo sappiamo, la neve possiamo  solo immaginarcela). Il cancello si apre accompagnato dal canto di “Bianco Natale”. Si apre il portone e si sente la voce di sirena di mia cognata Concetta che ci viene incontro festante: “L’hai sentita!! Ti piace? Non è la fine del mondo? Mio marito mi ha fatto la sorpresa stamattina!! Non credevo ai miei orecchi; a proposito ti piacciono? Dimmi, ti piacciono, questi orecchini me li ha regalati mio marito ieri, sono un regalo, sono smeraldi! Belli, vero? Mi ha detto sono verdi come i tuoi occhi - romantico, vero? Io gli occhi verdi, gli ho detto, non ce li ho, ma è lo stesso, che potevo dirgli, ad un regalo non si deve mai dire di no, che dici, che dici, ahah, Concettina mi pare molto eccitata. Come stai bene! Come sei elegante, mi dice, mentre guarda il mio solito cappotto blu mare. Finalmente riusciamo ad entrare in casa, attraversiamo la sala addobbata di festoni  dove troneggia un grandissimo albero di Natale; ogni anno sempre più grande dell’anno prima (penso all’alberello che preparo  io a Natale, da quando i miei figli erano piccoli, loro sono cresciuti, l’albero è rimasto sempre lo stesso, a volte, in qualche Natale non appare proprio). La voce del bambino arriva dalla cucina; lo troviamo piazzato davanti un enorme televisore: ti piace? L’abbiamo comprato la settimana scorsa, è bellissimo! Ti piace? Il bimbo è seduto nel suo seggiolone ricoperto da un enorme bavaglino mentre il padre gli riempie la bocca di pastina bianca, lui inghiotte una cucchiaiata dietro l’altra senza mai recriminare; ora Concetta prende il suo posto e continua ad ingozzare il bambino. Cerco di convincerla a non dargli più da mangiare mentre stuzzico un po’ le sue guanciotte rosse e Luigi ci fa accomodare in un angolo angusto della cucina (mi chiedo ogni volta cosa se ne fanno di una casa così grande se poi stanno ficcati in un cantuccio della cucina, ma questo no  lo saprò mai). Il bimbo mi pare molto cresciuto da quando l’ho visto l’ultima volta, ora avrà circa due anni, ma dalle dimensioni ne dimostra almeno cinque; è molto grosso e sembra quasi incastrato nello spazio del seggiolone, si dimena ed inghiotte pastina collosa.
Luigi ci prepara il caffè, Concetta raschia le ultime stelline di pasta dal piatto e le ficca nella bocca del bambino; tira un sospiro di sollievo, lo asciuga e poi ci offre dolcetti e caffè; si è appena seduta accanto a noi quando sentiamo uno rutto fragoroso e veniamo invasi da una pioggia di stelline di pasta; ora il bambino piange e Concetta strabuzza gli occhi: ti piace? Le chiedo.

Rosa La Camera