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lunedì 11 gennaio 2016

Mi adori, mi idolatri. Io Bowie

Non hai la benché minima idea di chi sono, mi trovo con un tè in mano a cambiarti la vita. Sono vestito in un modo che non comprendi, mi adori, mi idolatri, mi vedi quasi come una divinità extraterrestre, hai timore di me. La mia stanza blu ti fa impressione. Faccio l’attore, sono la stella nera che ti vuoi tatuare, la stessa stella che ti fa ombra dall’alto e mi vedi bellissimo. Sei geloso di me perché alla tua età mi ero già fatto Iggy Pop e Lou Reed, perché quando succhiavi allegramente il latte dalle mammelle della tua deliziosissima madre, io andavo in giro vestito di bianco. Perché mi sono permesso un fulmine in faccia e del trucco da donna. Perché sono quello che potrebbe averti creato, a cui non frega un cazzo di te, un padre degenere a cui potrai soltanto lustrare i piedi. Perché sono il lavoro che cerchi ma non trovi mai, mai nella vita, la città che vuoi cambiare. Tutti mi amano, tutti conoscono le mie facce. Ho attraversato il pianeta per cinque generazioni, la tua musica sono io e sono anche la tua musa. Sto sorseggiando il mio tè. Non sono di qui. Ti guardo dall’alto e non sono un astronauta, non sono maschio, non sono donna, non sono gay, non posso nascere e non posso crescere, non posso morire perché io esisto soltanto in teoria. teoria che, malgrado tutto, conosci a memoria. Sono un principiante, un professore, un ballerino, un dandy, un drogato, tutto e il contrario di tutto. Sono una visione inquietante, sono un cane, sono un diamante. Le donne mi amano, gli uomini pure loro. Mi ama la storia, sono una celebrità sulla terra e nell’universo. Non ti dirò mai nulla di tutto ciò perché ad ogni tua domanda avrò il fantasma di un sorriso in bocca e mi divertirò a mentirti fascinosamente. Ho una navicella nel salotto, delle luci blu elettrico ai muri, la mia stanza è blu. I miei occhi. Mi bruciano gli occhi. Basta domande. Bisogna sparire. Oggi divento leggenda. Oggi torno a casa.

Antonio Siddiolo