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martedì 1 marzo 2016

Sensi/Senso

La vista 

Entra e procede col bastone, si siede pesantemente sulla solida seggiola di metallo davanti alla mia scrivania. Anche se la vedo solo dalla cintola in su capisco che si è seduta a cosce aperte, tanto la molle e larga gonna a fiori le copre le vergogne. La guardo in viso ed è sconvolta dalla fatica fatta per portare il suo grosso corpo traballante dalla sala d'attesa all'ambulatorio.

La vista e l'olfatto

Sento che nell'aria si sparge un odore acre. Come di pollaio morto, di cipolla putrida e aglio assintumato, di topo stecchito da giorni in un angolo solitario della casa, di formaggio coi vermi bianchi e verdi che si contorcono mezzi dentro e mezzi fuori. Un puzzo procede dalla parte della stanza davanti a me e si sparge, violento, e mi aggredisce. Mi accerchia da sotto e da sopra la scrivania. Mi assale la consapevoleza di non poter scappare, ma che non riuscirò a resistere a lungo. Devo fare presto. Devo sbrigare questa faccenda nel minor tempo possibile! 


La vista l'udito e l'olfatto

- Signora, cosa la porta qui da noi? Qual'è la parte del suo corpo che le fa male? 
- Dottoressa mia. Sugnu ridotta un crocco, hai dulura unn'è gghiè.
- Ho capito, ma ci sarà pure una parte che le fa male di più, che negli ultimi mesi o giorni le ha dato più fastidio. Cominciamo da quella.
- Ah, dottoressa mia. Che ci devo dire, che non mi pozzu cchiù mettiri manco 'i mutanni, con rispetto parlando.
Scambio di occhiate con l'infermiera
- tra un misi si marita mè nipute e io vulissi iri alla Chiesa, ma  comu ci pozzu iri senza li mutanni, ah? M'u ricissi lei! Nenti c'è di fari? 
Abbiamo capito tutto. Passiamo oltre.

La vista l'udito l'olfatto e il tatto

Deborda dalla barella, ma ancora ci sta. Ne ho visti di peggio. Mi avvicino cercando di inspirare con la bocca ed espirare col naso. Con metodo i respiri si susseguono e pare un po' meno peggio. La signora si spoglia. - dovrò tentare di dimenticare questa scena, se voglio ancora una volta , nella vita, avvicinarmi a una donna - Le gambe le pesano mille chili, così abbandonate nelle mie mani. Le anche, le ginocchia, la schiena, più la muovo e più mi accorgo che non basta respirare con la bocca. Il fetore sale e sale. E i guanti proteggono solo le mani.

La vista l'udito l'olfatto il tatto e il gusto


La vedo enorme e si lamenta ma mi faccio sorda e cieca, mentre la manipolo per visitarla. Questo puzzo mi invade. Il mio corpo - intero - è alla sua mercè. I vestiti sono insufficienti : le particelle odorose li oltrepassano e sento che penetrano anche i follicoli piliferi. Il lezzo sbatte sulla faccia. La bocca è esposta e mentre la apro per inspirare, l'aria carica di particelle organiche che vengono da quella donna entra e si appiccica sull'umidore delle mucose. Me ne accorgo, serro le labbra troncando il respiro, ma è troppo tardi: le mie papille distinguono chiaramente acido salato e aspro, esattamente un attimo prima che il nervo vago provveda a sottrarmi a quello scempio dei sensi.

Monica Sapio