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mercoledì 27 aprile 2016

Gorgonzola

Glielo spiaccico ad un tratto sulla testa pelata, anche sui baffi e poi comincio a leccare. Lui è paralizzato. Mi subisce, era prevedibile, da masochista. Lo noti dalle mani sudate.
Si è messo a languire, gli occhi cerchiati, sta diventando una ricottina traballante, tra poco si scioglierà completamente. Il gorgonzola, lo stesso che ho comprato e poi scartato davanti al suo volto grasso e sfatto ha una pasta morbida, sensuale, l'odore è pungente. Accenna una reazione, un guizzo spavaldo e devo impedire che abbia il sopravvento, così glielo ficco in bocca tutto di colpo. Sta soffocando. Non sono qui per ucciderlo ma per cogliere il suo sguardo smarrito, la perdita dei sensi e il controllo degli sfinteri. Quindi adesso non deve soffocare, e mi restano due opzioni. 
Opzione A: rificcargli le mani in bocca e ripulirgliela
Opzione B: leccargli il gorgonzola da dentro la bocca. 
Perché, sì, il gorgonzola mi piace, era l'ingrediente perfetto per questa vendetta, ma rileccarlo dalla bocca no, non posso. Il bacio in bocca implica sentimento, non è contemplato. Declino. Cerco di ripulirlo, ripassando quella poltiglia intorno al viso, sui capelli, è incerato come la vernice caseosa in cui è nato, lui sputa, gorgoglia. Penso sarà paonazzo lì sotto, ed ho paura.  Mi allontano, si agita, ha le mani tese, io per i conati di vomito vorrei correre, invece lo sento abbrancarmi, agguanta la camicetta, sento lo strappo e con gli occhi sbarrati vedo avvicinarsi la sua bocca alla mia. Sempre più vicina. L'odore già mi stordisce.
Si è incollato e comincio a sentirne il gusto.  Oh Dio, quanto lo adoro!
Ripulisco le mani sulla camicetta, scendo dai tacchi, e ci sciogliamo sul pavimento.

Poi non lo sento più.

Clotilde Alizzi