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venerdì 6 maggio 2016

La sventurata

Domani andrò a Monza – ormai è deciso. Non ne posso più di rimbrotti, dispetti e silenzi.
Mi accompagneranno in carrozza i miei familiari; vado a prendere i voti, consapevole che dovrò abbandonare questo mondo, le passeggiate, le feste, la possibilità di un amore, rinchiudermi per sempre nel chiostro, dove avrò come unica, non dolce consolazione, il poter decidere della giornata di quelle sventurate che, come me, saranno lì sepolte vive. Potrò sì dare libero sfogo ai miei capricci, ma non avrò mai la possibilità di concedermi un ripensamento, consapevole che il mio rango mi impedirà perfino di stringere delle amicizie. E so che quando sarò in convento da tanto, troppo tempo, vagando da sola, intravederò dalle grate qualcuno che cercherà di attirare la mia attenzione. So che non dovrò cedere, che pagherò caro anche quest’altro mio errore, ma mi dirò che è solo un diversivo, un gioco innocente, che servirà a riempire le mie giornate vuote in attesa di ricominciare. E sono consapevole che, se sarà scoperta la nostra tresca da qualcuna delle novizie, dovrò rendermi complice della sua sparizione, e mi renderò conto di essere solo una sventurata, argilla fragile nelle mani di costui, capace solo di provare “una contentezza non schietta di certo, ma viva”.


Isabella Raccuglia