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giovedì 5 maggio 2016

ScriviBertè - Non sono una signora


Non sono una signora, 

una con tutte stelle nella vita, 
non sono un signora, 
ma una per cui la guerra non è mai finita, 
oh no, oh no….
Loredana Bertè - Non sono una signora


Ero arrivata in ritardo al nostro appuntamento; non preoccuparti oggi ho molto tempo, mi ha detto lei. Mi ero attardata sulla strada, prima o poi si arriva sempre da qualche parte, in questa città che conosco appena, qualche albergo, qualche motel e gente sconosciuta.


Eppure qualcosa di familiare c’è in queste strade che sembrano non condurre da nessuna parte - quando meno te lo aspetti ti ritrovi dentro la giungla, in cima ad altissime montagne da dove potresti precipitare e dentro il ricordo di giorni e giorni a marciare sul bordo in una carretera brasiliana; lo sguardo a volte si posa sulle lagune, là, in cima, dove l’acqua è gelida come il marmo, riflette i raggi del sole, raffredda l’aria che circola come una sferza nelle mani di un mandriano impazzito. 

 La mia amica è una bella signora e ride spesso. Se ne sta seduta al bar e continua a sfogliare il suo giornale. Decide di darmi il buon giorno con il racconto delle donne ammazzate il giorno prima. Prende il caffè corretto al rum, trova curiose le mie domande, perché sono incalzanti e l’ho messa con le spalle al muro; faccio i conti con la sua ipocrisia, le ho mostrato la mia rabbia, ma non sono pentita. Sono una donna che non si fa amici a basso prezzo, la mia puntata è alta e la sua risposta non mi convince ancora; lo tiene in bella mostra il suo cerchietto giallo. 
Dopo il caffè mi ha detto che voleva pensarci un po’ su, ma è già stordita, traballa fra le risposte e i racconti; dice che la prima volta che si è sentita chiamare “signora” lei non si è girata; mi parla della maestra di sua figlia, una ragazza carina, giovane, si sposerà fra pochi mesi. 
Conservi ancora il tuo abito da sposa? Mi ha chiesto; io il mio l’ho regalato, era troppo ingombrante, nel mio armadio non c’era posto.
Ha fatto spazio ad altri indumenti - pelli di serpente, denti di tigre, ali di farfalle, bava di bachi. 
La mia amica si muove a suo agio, ha una bella identità, piena di stelle nelle mostrine; se l’è costruita dal nulla ( se volessi averne una dovrei partire da zero, il mio albero genealogico è stato costruito da un falsario, dovrei fare un balzo e saltare il fosso, quel divario fra me e me. Io il coraggio me lo sento! 
Ne potrei morire, ma non importa) nottetempo, a rate, mi ha detto che le sono bastate due notti a settimana; suo marito è un uomo che dà sicurezza, lei non ha un briciolo di rabbia è una povera gatta morta. Io non sono una signora.

Rosa La Camera