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martedì 3 maggio 2016

L'arte spiegata ai non vedenti: A me whisky, alla cameriera assenzio

Mi telefona Edgar, Claudette, arricampati che ti voglio immortalare, ti fazzu un quatro che al confronto a Gioconna deve sembrare una bestia di Satana.
Sto venendo, cinque minuti che mi faccio il bidet.

Vado nello studio di Edgar e mi dice che i tempi canciaru, ca c'è 'u realismo. Mi fa assittari e mi riempie u bicchieri di whisky.
Di prima matina?
Seh.
Mi assietto e mi calo il primo bicchiere. Insomma, lo tasto e me lo calo, anticchia arrascusu però passabbile.
Dobbiamo ritrarre il degrado dei bassifondi parigini.
Bassifondi? Parigini?
Io sono astemia appena uscita dal giro degli aperitivi, Edgar, trovati un'altra, arrivederci.
Claudette assiettati. E mi riempie di nuovo il bicchiere, all'orlo.
Io che dovevo fare? Mu calavo paru paru. Il whisky è così, il primo bicchiere ti arrasca i cannaruozza, al secondo già pare acqua. Edgar lo sa e mi inchiu il terzo bicchiere.
Mettiti in posa, mi dice Edgar. 
Mi devo spogliare?
Mi diede una taliata che n'anticchia ci avissi piaciuto, mi disse no, ti devo fare vistuta.
E io manco u cappieddu mi livai.
Il quarto bicchiere, visto che Edgar difettava di ospitalità, me lo inchivi io. Mi siddiava a non fare niente, lui tinceva e almeno io beveva. 
Hai l'espressione giusta.
Vero è, no per cosa, ma sono fotogenica.
Al quinto bicchiere la bottiglia era svacantata.
Edgar, nn'hai cchiù?
Mi disse di no.
Non lo so com'è che fu, ma a buttigghia vulò. Però avvenne il miracolo: rispuntò china, pure con il sigillo impiccicato. Le cose giuste, questa volta Edgar il bicchiere me lo riempì lui.
Ma questa bottiglia secondo me doveva essere spunnata, tempo cinque minuti era già svacantata.
Edgar, chi buttighia pigghiasti?
Insomma, si mise a piangere disgrazia e miseria, dice che non aveva più buttigghie. Io ho i miei metodi di convincimento, presi quattro tele con pennellate a muzzo e gliele volevo sfasciare. 
I miracoli si sa, non vanno mai da soli: a buttigghia spuntò, di quella buona con invecchiamento di venticinque anni. Troppo bella. Una calata.
Forse perchè ero un poco stanca di posare, o la sera prima avevo dormito poco, non lo so come ma m'addumiscivi.
Il cornuto anziché pittare a mmia, si chiamò alla cammariera. E ci mise pure uno scimione accanto, attipo che fosse il mio zito. Lario da fare debellare i vermi. Ma quando mai.
Ci tengo a dirlo, intanto dda cosa laria ru quatru, non sono io.
E inoltre, Edgar a mmia mi futtio dandomi il whisky, alla cammeriera da bere gli diede l'assenzio, che a me manco me lo fece assaggiare. Che mi avesse piaciuto però.

Giorgio D'Amato