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mercoledì 23 novembre 2016

Il caffè

Lo aveva visto impacciato, mentre rispondeva al telefono per confermare la gita al mare con il gruppo, i soliti amici, quelli che lo avevano invitato ripetutamente, a loro non diceva mai di no. Se ne rammaricava, come sempre, ma sarebbe andato, anche senza di lei; anche quel fine settimana sarebbe andata così, ma non c’era da lamentarsi, tanto loro ormai vivevano insieme, e si sarebbero visti tutta la settimana, ogni sera. Ogni sera avrebbero cenato insieme e pure sparecchiato e messo a posto la cucina insieme; poi però succedeva ormai che l’uno scompariva alla vista dell’altro, che dopo cena lui era stanco morto e  lei aveva sempre da finire qualcosa, stasera era un libro da leggere, che doveva restituire, e ieri era la camicia da stirare per il lavoro e, poi, anche lei era stanca, e per non disturbarsi a vicenda ognuno aveva i sui spazi. 
Spazi mentali e spazi fisici; resi invalicabili da luci che non si spegnevano mai sul mobilio nuovo di zecca o da luci sempre spente. Le prime si proiettavano su ogni loro gesto - non contava più chi erano, cosa sentivano o pensavano - i gesti erano i loro messaggeri, lo spazio fra loro era occupato, gonfiato, da questi gesti utili o inutili; le luci spente erano invece gli spazi bui dove trovavano rifugio e riposo.
Lui posò il telefono sul tavolo, lei lo raccolse e lo rimise sul caricatore; aveva raccolto questa situazione e l’aveva messa dentro la sua testa, l’aveva masticata, inghiottita e trasformata in sangue che fluiva dentro le sue vene la sentiva passare, attraversare il corpo. Non riusciva a capire come mai potesse succedere che una fatto potesse diventare sostanza viva e potesse sentirne perfino il sapore.
La domenica mattina lui si alzò presto, si aggirò per la casa per alcuni minuti; prima di uscire, pensando che lei dormisse ancora, le scrisse un biglietto e lo lasciò sul tavolo: “ Non ho voluto svegliarti, buona domenica, ci vediamo stasera.”
Lei si alzò subito non appena sentì chiudersi la porta; arrivò fino all’ingresso, sperando chissà che cosa; che lui ci ripensasse; che tornasse indietro a chiederle perché lo lasciava andare via da solo e lei glielo spiegava e magari si convincevano a vicenda, lui a rimanere a casa con lei, lei a sbrigarsi in fretta per andate con lui, a lasciare tutto com’era, pure la luce che lui aveva lasciato ancora accesa. Invece rimase a fissare la porta, per alcuni minuti, poi si avvicino al tavolo, trovò il biglietto, lo raccolse e lo mise in bocca, lo masticò e lo ingoiò. Poi cominciò a preparare il caffè della domenica.

Rosa La Camera