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martedì 15 novembre 2016

Memorie di una signorina perbene - recensione di un libro mai letto


Che già il titolo mi fa innervosire, che cappero avrà da raccontare una che è signorina e per di più perbene. Analizziamo il termine signorina, che dalle nostre parti chi sottolinea l’appartenenza a questo genere riceve come minimo in risposta un secco e ironico: signorina? All’anagrafe!

Il fatto di non essersi coniugata non assicura in via automatica l'illibatezza, anzi! Perbene, quindi non sposata, illibata e per proprietà transitiva perbene! Che io a dirla tutta le persone più stronze che ho incontrato nella mia vita sono le cosiddette zitelle inacidite e arraggiate!
La signorina in questione è la Simone De Beauvoir, nata nel 1908 a Parigi, Simone è strana, eccentrica, e se la guardi ti ricorda una maitresse, ma da quale coiffeur andava? E che gente frequentava? Arraggiata sì, ma non per carenza di sesso che sebbene il suo ultimo ragazzo avesse un occhio a Cristo e uno a San Giovanni, sapeva benissimo  dove mettere le mani e lei di carenze emozionali non aveva patito.
Precorre i tempi ed è considerata la musa ispiratrice della nostra Barbara D’Urso che si è cimentata in un’autobiografia da presentatrice perbene, (che poi è una mania quella di raccontarsi, come se a qualcuno gliene impippasse un fico secco di sapere i fattacci degli altri).
Il libro venne scritto nel 1958, il primo di ben quattro volumi, ma se non ho letto il primo figuratevi cosa ne posso sapere dei successivi.
Di sicuro sappiamo che lei si metteva le dita nel naso, e non si cambiava le mutande per fare dispetto alla madre, e ce lo racconta per ben circa 380 pagine, e ricorda alle signorine che bisogna farsi il bidet almeno una volta la domenica e soprattutto dopo aver incontrato tipi strabici sugli autobus e con le mani fredde.
Non bisogna spingere le vecchiette sotto le auto fingendo di fare attraversare loro la strada, questo non è perbene.
Non bisogna guardare dal buco della serratura mentre la tua compagna è in bagno, questo non è perbene.
Non bisogna infilarsi le dita nel naso e poi toccare la merenda della compagna di banco, questo non è perbene.
Nella parte finale il libro ha un guizzo, una sorta di invito ai rapporti incestuosi lesbo acrobatici e a fare dell’infedeltà il proprio credo, la cosa importante è dare del lei a tutti mentre si compiono le più svariate zozzerie, queste sembreranno così eseguite in maniera molto perbene.

Adele Musso