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martedì 13 dicembre 2016

Il trionfo della morte

Siamo di fronte al Triunfo della morte, un quadrone che per i suoi contenuti si può dire sorpassato, immicchiuto, antico come il pitale delle vostre nanne.

Ai tempi del medioevo questo quatro era consolatorio, in assenza di indennità di malatia, di disoccupazione e gravidanza, di reddito minimo di cittadinanza, di benessere diffuso e di supermercati Eurospin a ogni cantoniera di bagghio, 
l’unica gioia per il povero era guardare i nobili che morivano di peste, febbre a quaranta: il povero taliava il nobile che respirava attipo compressore che fa attacca e pigghia, e diceva:
Curnutazzo, muori malamente per tutte le volte che mi vastunasti

Ti devono scattare le uova degli occhi per quando ti domandai na jaddina morta e me la negasti. 

Non ti scurdare di portarti tutta la robba, portatilla tutta.

Jecca sangu ru cuari.



Oggi come oggi, ai tempi di Beatrice Lorenzin detta “mussu quatrato” ma anche “cirivieddu picca ca quando i spartieru tu n’arricampasti mienzu e puru spasciato”, la situazione è ribaltata, ‘stu malucavaddo cavalcato da un malupatruni sono esattamente inutili.
Se ci viene lo stinnicchio al ricco, oggi iddu si accatta i medicinala senza cassa mutua, va alla clinica privata, lo fanno nuavu ed esce dall’ospitale sano, megghio di prima e magari, a che c’è, si fa tirare la faccia così pare più ggiovane.
Se ci viene uno starnuto al povero, iddo va al Civico e si pigghia tetano, cimurru, qualche malattia venerea attipo lo scolo, e macari macari le chiattidde.

Di medicinala non ne dobbiamo parlare, assai se capita una scaglia di aspirina e u ciavuru di antibiotico.
Che in passato si diceva “leccarisi a sarda”, oggi si statuisce “leccarisi u Rocefin”.
Certo fosse peccato pigghiare il quatro triunfuso e jiccallo, meglio fosse riciclarlo , per dire, a fini pubblicitari.
Potesse diventare il testimonial della dieta mediterranea, quella a base di pisci fituso pescato nello scarico di Romagnolo, di lattughe e broccoli abbi virati con l’acqua del ciume Oreto, di pane e pasta fatti con il frumento assuppato di veleno per le pucci.
E per mostrare il successo, fare vedere Zorro a cavaddo prima e dopo una manciata genuina.
Altro possibile utilizzo in campo discografico, da proporre a Patty Pravo per la copertina della sua canzone: E dimmi che non vuoi morire, le cui parole da sempre suggeriscono all’ascoltatore il famoso movimento “toccazebedei” che a volte allontana i malanni.
Lo vedremmo bene, questo quatro, in qualche settimana enigmistica, sotto forma di rebus: le soluzioni possibili potessero essere:

campa cavallo che l’erba finiu

l’occhio del cavallo se lo mangia il padrone

DA evitare l’utilizzo per campagne pubblicitarie del caffè Lavazza, la gente potrebbe scambiare il cavaddo per Furia il cavallo del west che beve solo caffè, e poi chi li paja i danni?

E nemmeno per il bagno schiuma Vidal, che poi direbbero: Lo vedi come si arriducio il cavallo bianco per lavarsi con il bagnoschiuma? 

La gente coltiverebbe il feto di ascella pensando che fosse salutare.

Nell’attesa di trovare una soluzione, suggeriamo al patrone del museo di levare questa cosa vecchia e di commissionare un nuovo quatro macari con lo stesso nome di Triunfo della morte, e mettere la bedda facci del signor REnzi mentre tira sangue ai donatori dell’Avis per poi preparare un sangunazzo per iddo e tutto il suo partito, sullo sfondo il policlinico, u civico ei l prontu succurso del buccheri la fella, dove mia zia trasiu per un duluri di dente janga e ci fecero il dolorifico nelle emorroidi: tuttora havi na faccia che pare un tammuru, ma da allora quando va di corpo dice che pare un triunfo.

Grazie.



Giorgio D'Amato