Rideva poco, muoveva una spalla in modo strano, quasi un tic, alzandola come ad allontanare un fastidio, forse il collo della giacca. E insieme sollevava mezzo labbro, quello superiore, strizzando un occhio e l'aria tra i denti, risucchiata, provocava un suono simile ad un fischio.
Tirava fuori dalla tasca del panciotto una scatolina di rame. Le dita annerite, prendeva una presa di tabacco, tirava forte e invitava a servirsi - Prendila! Solo un po' di tabacco è.
Sedeva alla taverna, lì mescevano vino e facevano da mangiare, a richiesta. Riempiva il bicchiere strizzando di tanto in tanto l'occhio e allontanando quel colletto immaginario, poi iniziava a conversare. Il vinaio faceva da mangiare, la sorella lo aiutava in cucina e ai tavoli, si davano il cambio secondo l'esigenza.
Avrebbe mangiato lì. Il vino lo aiutava a cancellare timidezza e rabbia, diventava loquace e non si fermava più. Il racconto era sempre lo stesso:
- Quella sera tornavo dal lavoro, ho visto sul letto una coperta rossa, buttanisca, si, come quella delle camere delle buttane. Capisci tu? O non capisci?
Mi volevo levare la coppola e mangiare qualcosa, ma non aviva priparatu nenti. Nenti! Capisci tu? O non capisci?
Ci spiai: Ma oggi nenti facisti tutta a jurnata?! Idda non m'arrispunniva. Pareva 'na statua immenzu a cammara. Gli occhi cilesti friddi comu 'u ghiaccio.
M'avvicinai, non 'pi vastuniarla. Non avia ghisatu mancu un vrazzu. Non m'arrispunniva. Poi tutt'ansemula 'na vistu cchiù. Era 'in mmenzu 'o lettu, sulla coperta rossa, intricciata di tanti disegni acculurati. Aveva le calze di seta, le scarpe nere ai piedi. 'Jo ci spiai: non facisti nenti oggi? -
Ogni tanto alzava la spalla e fischiava tra i denti strizzando l'occhio, ma non riusciva qui ad andare avanti, i ricordi facevano fatica. Rabbia, dolore, anche pentimento, i sentimenti stracancivano il suo viso come il vento le nuvole. Poi:
- Tutt'ansemmula vitti 'n umbra. Niura comu 'nun serpenti, arreri alle me' spalle, non era una forma umana. Era un serpente, un Diavulu, chi si visti e non si visti 'cchiù!!
E mi capivu chi idda non cucinava, che c'era un uomo nella stanza, chi la viniva 'a ttruvare...-
Restava sospeso, si accasciava sul tavolo in un lamento, in singhiozzi ma confusi, quasi un soffiare che diventava ronfo profondo quando la sbornia lo aveva vinto.
A volte invece, sorrideva alla donna che serviva il vino, si sporgeva a raccogliere il suo sguardo che invece era feroce, pronta ad alzare le mani per respingerlo. E lo schiaffo arrivava sicuro, con uno scroscio secco e sonoro. Lui barcollava, rideva, cincischiava: - Lo capisco, lo capisco... tu vuoi che io non me ne vada...! Capisci o no ? Capisci tu? -
Il sorriso si deformava, diventava viscido per la voglia di trattenerla e di afferrarla. Arrivava il secondo schiaffo quando già si alzava la cintura dei pantaloni, baldanzoso, e l'oste lo strattonava per cacciarlo via.
Clotilde Alizzi