Google+

giovedì 26 gennaio 2017

Amicizia ritrovata: Cristina A.

Scorreva di fretta, sul cellulare si aprivano notifiche, post, twitter e poi le chiamate non risposte, i numeri conosciuti, sconosciuti. I messaggi di lavoro, di simpatia, di dovere, d'amore. La giungla era fitta. Ripose il cellulare, le multe perl'amordiDio, meglio di no. E anche passare col rosso, non sia mai. Un trillo la distrasse. Guardò nuovamente la tastiera: messaggio da Cristina A. Ma esisteva ancora Cristina A.? Si una vita fa, ma tanto tempo fa. Che succede? Aprì più per curiosità che per reale interesse. Non sia mai. Quella era disturbata. 

Erano poche righe, cose poco importanti. Diceva che era inciampata per caso nel suo profilo, che la salutava, le augurava molte buone cose, che per una amicizia comune era meglio tacere che si fossero conosciute. Sentì il sapore di stantio, era abituata a non sfuggire i pericoli, meglio guardarli in faccia, conoscerne il volto per capire le intenzioni. Le avrebbe risposto prima o poi. Si prese il tempo dovuto, aveva altro da fare. Aprì la posta, molta pubblicità, poi un cartoncino bianco, patinato, caratteri rossi su fondo bianco la invitavano ad una mostra pittorica, una galleria sosteneva un progetto di beneficenza. L'artista Cristina A. espone dal 30 ottobre al 3 dicembre, seguiva l'indirizzo. Decise che le coincidenze erano troppe, andò a vedere la mostra.
Le tele erano bellissime, niente di ultra post moderno. Libere da cornici, esprimevano colore puro, in esplosioni di natura. Cristina era bellissima, normale, in piena luce. Cercò di scappare prima che la notasse, non era il caso si disse, si girò un'ultima volta e una manina si agitava verso di lei. Le sorrise, si sorrisero, andò a stringerle la mano. Sentiva di aver fatto una cosa banale, discutibile, davvero sopra le righe. Cristina A. le aveva disturbato la vita con continue incursioni dopo che la loro relazione era finita, capiva il respiro profumato di lei come una minaccia. Il gatto bruciato dentro al forno aveva un altro odore e pensare a Cristina A. significava avere i conati di vomito. C'era cascata come un pollo. La prese sottobraccio, mentre pensava, la folle va tenuta a bada mi brucerà la casa stavolta, Cristina flautava, dicendole non pensavo di rivederti, non sapevo fossi stata invitata. Mi hai fatto un grande onore. Poi le vide alzare gli occhi al cielo, quegli occhi così belli bistrati che sembravano ridere beffardi, intanto che le diceva in gran segreto: - Sto pensando di cambiare sesso. -
Si staccò dal braccio, allontanandosi, raggiungendo un uomo bellissimo che l'aspettava, la salutò con la manina e si strinse a lui.

Clotilde Alizzi