Cocco pallone
Avanzavamo
lentamente, noi eravamo in dieci, lei – la signorina Cocco - era sola. Il
nostro passo lento e pesante ci faceva affondare i piedi nella sabbia. Lei
indietreggiava verso la cabina. Ma noi eravamo in dieci.
Arrivammo
davanti a lei.
Lei
aveva in una mano il pallone Super Santos in due pezzi, nell'altra le forbici
che lo avevano sventrato.
La
circondammo.
La
signorina Cocco cominciò a tremare.
Intorno a noi i bagnanti guardavano.
Noi prendemmo la sedia a sdraio della
signorina Cocco e la spingemmo a forza per farla sedere.
Lei, da sola, impaurita, vestita di tutto
punto - che era pronta per andare via -, si trovò circondata e sollevata di
peso.
La portammo in processione come Santa
Rosalia.
La paura le fece un brutto scherzo.
Cominciò ad urinare, la pipì le scese lungo
le cosce, trapassò la tela della sdraio.
Avevamo il suo piscio addosso.
Interrompemmo la processione, era
necessario passare alle abluzioni.
Quando arrivammo dove l'acqua era più
profonda, la lanciammo, ben sapendo che la signorina Cocco non sapeva nuotare.
La lasciammo lì, ad annaspare e bere acqua
salata. Tornammo a giocare con un altro pallone, per fortuna ne portiamo sempre
uno di riserva.
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vuoi fare la fine del Super Santos.
Marina
Montalbano