Foto di Marina De Santis |
Il narratore del terzo millennio - quello veramente onesto e significativo - dovrebbe avere queste competenze spazio-temporali minime, dovrebbe intingere la penna in questo inchiostro onniscente dentro un calamaio cosmico. E forse, nonostante i suoi superpoteri, si stupirebbe notevolmente per cosa è riuscito a combinare, in così poco tempo, questo essere spelacchiato dal pollice opponibile chiamato uomo. (Dal block notes: "Lo ammetto, sono stupito. Mi sa che ho beccato una grande storia"). Date queste premesse, l'alieno racconterebbe per benino la nostra storia. Racconterebbe innanzitutto di questa terra che non è mai stata tanto carica d’uomini e che si è riempita così tanto - e lo si vede bene, dall'alto - soltanto nell'ultima manciata di tempo. Oggi siamo più di sette miliardi. Cento anni fa eravamo appena un miliardo e mezzo. Duecento anni fa meno di un miliardo.
Mille anni fa circa trecento milioni.
"Probabilmente gli uomini viventi sulla terra, in questo preciso momento -
scrive l'alieno - sono di più di tutti gli uomini nati, vissuti e morti in
tutte le epoche, tutti messi assieme". Intanto il “capitalismo” di cui
parlava Marx sta colonizzando tutti gli spazi disponibili. Si espande come una
nube tossica su tutto il mondo. Proprio tutto il mondo. L’ex blocco sovietico,
la Cina, l’India, l’Africa post-coloniale. Tutti che bramano – con l’acquolina
alla bocca – per lo Sviluppo e il Benessere, per diventare Come L’America. Si
chiama Globalizzazione. (Lo spunto narrativo più temerario della storia della
scrittura creativa. L'alieno è eccitato, pieno di adrenalina). Lo stesso
sistema economico per tutti questi che
mai sono stati così in tanti. Tutti buttati in campo a giocare - volenti o
nolenti - lo stesso campionato. Livelli di preparazione imparagonabili. Troppe
regole e dunque tantissimi trucchetti possibili per giocare sporco. E
soprattutto - annota l'alieno - "innumerevoli sconfitti, che finiscono
nudi, secchi e accatastati come le foto di Auschwitz". (L'alieno storce il
naso, comincia a usare le similitudini, lui odia le similitudini). Tutto
diventa sempre più interconnesso e gigantesco e follemente veloce. Non c’è più
tempo per niente. Dobbiamo sbrigarci, darci da fare, perchè La Competizione è
Feroce. Già, la competizione è feroce, siamo in tanti, mai stati così in tanti,
e tutti giochiamo lo stesso campionato. Poco male se stiamo impazzendo tutti per obiettivi e finalità che non sono
le nostre. Ma cos’è nostro,
dopotutto? Siamo sballottati da gigantesche forze esterne. Capitalismo +
Consumismo + Globalizzazione + tutta la potenza delle nuove modalità
finanziarie e comunicative. Ce le abbiamo sottopelle, dentro le vene. La
nostra psiche dipende da precise dinamiche economiche. La nostra anima non è
mai stata così sovrastrutturata ed etero-diretta. ("La cosa più interessante, narrativamente parlando, è il concetto di libertà - annota
l'alieno - Gli umani
dovrebbero chiedersi: cosa ne
sappiamo noi di cosa vogliamo noi?").
Intanto i mezzi di informazione e comunicazione fanno tremare il nostro
cervello per la loro pervasività e ossessiva presenza – ci rendono tonti e
rintronati, un filo di bava alla bocca – mentre il denaro viaggia per tutto il
mondo alla velocità della luce, liquefatto e sparato nel circuito della
turbo-cyber-finanza. Dire che "viviamo in un mondo che non è mai stato
così complesso" è troppo poco, tirare in ballo il "bombardamento di
informazioni", "l'overload comunicativo", i "social
network" e gli "indici di Wall Street", non spiega il punto. (All'alieno
viene un capogiro, si alza per bere un bicchiere d'acqua, poi si rimette al
lavoro). Impossibile paragonare questa “complessificazione” – di tecnologie,
informazioni, rapporti sociali, sistemi di valori – a nient’altro mai successo
nella storia. (L'alieno comincia a sfogliare quaderni e quadernetti, perde
pagine, confonde le date, fa avanti e indietro nella storia umana, prova a fare
paragoni, cerca punti in comune, ma niente. Fogli su fogli, accartocciamento di
idee, cestino pieno di cartacce). Veniamo continuamente sradicati e gettati
lontano, come dentro un vortice psichico, che poi riapriamo gli occhi e ci
troviamo in tutt’altro posto. (L'alieno comincia a usare metafore, storce il
naso, lui odia le metafore). Abbiamo creato macchinoni troppo veloci e – una
volta lì sopra – non sappiamo come si fa a scendere. Il dramma è che tutti – ma
proprio tutti, e siamo in tanti, mai stati così tanti – tutti siamo costretti a
usare questi macchinoni, anche chi
non ha mai portato una macchina in vita sua. (Dal block notes: "Mi
sono arreso alle metafore, blocco totale"). Il narratore del terzo
millennio, quello onesto e significativo, l'alieno scribacchino che intinge la
penna nel suo inchiostro onniscente e calamaio cosmico, si asciuga il sudore sulla
fronte, ha un brivido, lo coglie l'idea che forse ha sbagliato a non credere
nell'esistenza dell'inenarrabile. Intanto miliardi di scrittori, sulla terra -
compreso il sottoscritto - scrivono. Ma di onesto e significativo c'è
pochissimo, quasi niente. In fondo è pure normale, certo, perchè siamo soltanto
uomini - senza le competenze spazio-temporali minime, senza nessun inchiostro e
calamaio cosmico e onniscente. Cosa possiamo sperare di raccontare per davvero?
A noi restano le minuzie, gli scorci, i limiti, le superficialità, gli errori,
le cantonate, le mistificazioni, i vicoli ciechi. Ma il fatto è che nonostante
tutto continuiamo a scrivere, ricavandone pure uno strano piacere. L'alieno,
invece, con tutto che ha le competenze spazio-temporali l'inchiostro onniscente
il calamaio cosmico eccetera eccetera eccetera, in questo preciso momento, sta
sbattendosi la testa contro il muro.
Nino Fricano