La sveglia mi urla contro, ricordandomi che un
nuovo giorno è iniziato, nella certezza che sarà ancora peggiore dei suoi
predecessori. Mi alzo controvoglia ma rimanere a letto non aiuta: troppi
ricordi. Proprio quei ricordi dai quali sto cercando di scappare. Decido di
fare una doccia lampo ed uscire per andare a prendere il giornale, per
svagarmi un poco. Non appena metto le cuffie, mi accorgo che la canzone in
riproduzione è dei Modà. E' la nostra canzone.
Le mie orecchie
captano le prime note e si innesta un meccanismo inarrestabile, mi trovo
costretto a combattere contro me stesso per evitare di piangere in pubblico.
Mi accorgo troppo tardi di essermi perso nei miei pensieri e di essermi fatto
trascinare dalla tristezza. Mi accorgo troppo tardi di avere l'autobus della
linea 17 che mi viene addosso. Sento la spalla arrivare quasi a toccarmi la
gola. Le ossa si frantumano e mi accascio a ponte. Non sento più il braccio
sinistro e credo di aver perso il piede. Non riesco più a parlare, sento un
liquido caldo toccarmi l'area sotto il collo, poi nel petto, e infine nello
stomaco. Da un occhio continuo a vederci perfettamente. L'altro è annebbiato.
Rosso. Vedo tutto rosso.
Tenterò di disegnare come un pittore,
farò in modo di arrivare dritto al cuore
con la forza del colore.
Guarda senza parlare.
Azzurro come te, come il cielo e il mare
E giallo come luce del sole.
Rosso come le cose che mi fai provare.
(Modà - Come un pittore)
Antonino Mineo