E' sbarcata da due giorni.
Il
Mediterraneo dà morte e speranza e arrivano. Un percorso obbligato, ti
dicono poco, quanti dollari hanno pagato, quanto hanno mangiato, dove
hanno pisciato e cacato. Quanto sono sporchi lo senti, una settimana
almeno sul barcone. Altri non arriveranno più, inghiottiti dalle onde,
sepolti nei ventri delle carrette, asfissiati dalle esalazioni dei
carburanti. Sono tanti.
Sono tanti
anche i morti di questo fine settimana calmo, sereno, viola come le
strisce all'orizzonte, ma di onde ne bastano due per colare a picco.
Farah
ha il diabete. Lo hanno portato con loro il farmaco, in buste di
plastica sotto il sole, una vecchia insulina che non si adopera da
tempo, neanche negli ospedali depauperati d'Italia. E Farah puzza di
urina e merda tra le gambe.
Il suo
inferno è solo iniziato o, forse, continua dalle rive del Mediterraneo
che ha lasciato. Sulla striscia di Gaza o dalle montagne dell'Iraq. Sono
palestinesi, dicono, ma potrebbero essere indifferentemente siriani,
libici, yazidi. Le donne hanno il velo, non lo lasciano nemmeno quando
si lavano.
Farah ha poche parole,
pochi sorrisi, mi guarda dal suo lettuccio e non parla. Si lascia fare
ogni cosa, una visita, un prelievo, la terapia, il controllo. E' calma,
tranquilla, non ha paura, nè ombre l'attraversano.
Scende, fa pochi passi e si ferma alla finestra
a guardare i tetti. Palermo ha i tetti più belli del mondo, spuntano
qua e là torri campanarie, cupole rosse di rame, maiolicate, bifore e
pensi che tutto sia lì, alla luce del sole. Nei vicoli in basso brulica
umanità strisciante offesa e altrettanto infelice.
Farah
non li vede i vicoli, sorride alla striscia blu all'orizzonte, lo
stesso che l'ha portata via, si sente al sicuro, tranquilla mentre fuori
da quelle finestre il caos prende il sopravvento in uffici fatiscenti,
dirigenti inadeguati, associazioni umanitarie sedicenti, organizzazioni
internazionali. Quanto hanno pagato il tuo capo così adorno di lenti e
morbidi ricci, appena sbocciata, sotto la sottanina, il tuo piccolo
seno?
La donna che ti accompagna ha
come l'altra, che spunta di notte, il velo chiuso tra le pieghe sotto al
mento, tu l'abbracci, dicono sia tua madre, puzza, forse non si è più
lavata dopo lo sbarco. La donna che ti accompagna in perfetto inglese
dice di essere tua zia, che dovete partire. Dovete andare via: ecco
questa è sua madre, voi dovete mandarci via. Go Go Go.
Io piango lentamente per quanto non oso fare e per quanto, non so come, sto facendo.
Clotilde Alizzi