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venerdì 14 novembre 2014

E la morte non avrà più dominio

Una delle cose che mi piacerebbe ascoltare da morto, sarebbe una poesia del mio autore preferito. Sapete, uno che legge, senza scomporsi, davanti alla mia salma. Dove ci siete voi, che respirate, che vi affannate per i molteplici errori di valutazione all’interno della vostra vita. Dove ci sono io, vittima della morte, che vi guardo sghignazzando da una parte all’altra della bella chiesetta di provincia. 

Immaginate, miei cari, che io senta dal vostro paradiso le note di una delle opere d’arte più belle nella storia dell’umanità. Molti di voi non capiranno, ne sono sicuro. Altri, incoscienti della non curanza verso la libertà, si contorceranno al suono che quelle sillabe assumono nella bocca secca e deserta di chi legge.  Cos’è che ci spinge verso il desiderio di vita? Ve lo dico, miei adorati cretini. Nella storia abbiamo sicuramente avuto il piacere di avere uomini e donne eccezionali. Individui che sfidavano la tempesta e ne uscivano puntualmente sani. Quello che noi chiamiamo “sentimento” è amplificato nella più alta creazione della natura, quella spinta spazio-temporale tanto magnifica quanto dolorosa, che noi chiamiamo poesia. Immagino già da ora il mio amico Dylan Thomas mentre beve una birra media alla mia salute (o alla mia esplosione), accende una sigaretta e recita a squarciagola questi versi:

E la morte non avrà più dominio.
I morti nudi saranno una cosa
Con l’uomo nel vento e la luna d’occidente;
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle;
Benché impazziscano saranno sani di mente,
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,
Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;
E la morte non avrà piú dominio.

E la morte non avrà più dominio.
Sotto i meandri del mare
Giacendo a lungo non moriranno nel vento;
Sui cavalletti contorcendosi mentre i tendini cedono.
Cinghiati ad una ruota, non si spezzeranno;
Si spaccherà la fede in quelle mani
E l’unicorno del peccato li passerà da parte a parte;
Scheggiati da ogni lato non si schianteranno;
E la morte non avrà piú dominio.

E la morte non avrà piú dominio.
Più non potranno i gabbiani gridare ai loro orecchi,
Le onde rompersi urlanti sulle rive del mare;
Dove un fiore spuntò non potrà un fiore
Mai piú sfidare i colpi della pioggia;
Ma benché pazzi e morti stecchiti;
Le teste di quei tali martelleranno dalle margherite;
Irromperanno al sole fino a che il sole precipiterà,
E la morte non avrà più dominio.


Emanuele Scaduto/Dylan Thomas