Una delle cose che mi piacerebbe ascoltare da morto, sarebbe
una poesia del mio autore preferito. Sapete, uno che legge, senza scomporsi,
davanti alla mia salma. Dove ci siete voi, che respirate, che vi affannate per
i molteplici errori di valutazione all’interno della vostra vita. Dove ci sono
io, vittima della morte, che vi guardo sghignazzando da una parte all’altra
della bella chiesetta di provincia.
Immaginate, miei cari, che io senta dal
vostro paradiso le note di una delle opere d’arte più belle nella storia
dell’umanità. Molti di voi non capiranno, ne sono sicuro. Altri, incoscienti
della non curanza verso la libertà, si contorceranno al suono che quelle
sillabe assumono nella bocca secca e deserta di chi legge. Cos’è che ci spinge verso il desiderio di
vita? Ve lo dico, miei adorati cretini. Nella storia abbiamo sicuramente avuto
il piacere di avere uomini e donne eccezionali. Individui che sfidavano la
tempesta e ne uscivano puntualmente sani. Quello che noi chiamiamo “sentimento”
è amplificato nella più alta creazione della natura, quella spinta
spazio-temporale tanto magnifica quanto dolorosa, che noi chiamiamo poesia.
Immagino già da ora il mio amico Dylan Thomas mentre beve una birra media alla
mia salute (o alla mia esplosione), accende una sigaretta e recita a
squarciagola questi versi:
E
la morte non avrà più dominio.
I
morti nudi saranno una cosa
Con
l’uomo nel vento e la luna d’occidente;
Quando
le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,
Ai
gomiti e ai piedi avranno stelle;
Benché
impazziscano saranno sani di mente,
Benché
sprofondino in mare risaliranno a galla,
Benché
gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;
E
la morte non avrà piú dominio.
E
la morte non avrà più dominio.
Sotto
i meandri del mare
Giacendo
a lungo non moriranno nel vento;
Sui
cavalletti contorcendosi mentre i tendini cedono.
Cinghiati
ad una ruota, non si spezzeranno;
Si
spaccherà la fede in quelle mani
E
l’unicorno del peccato li passerà da parte a parte;
Scheggiati
da ogni lato non si schianteranno;
E la
morte non avrà piú dominio.
E
la morte non avrà piú dominio.
Più
non potranno i gabbiani gridare ai loro orecchi,
Le
onde rompersi urlanti sulle rive del mare;
Dove
un fiore spuntò non potrà un fiore
Mai
piú sfidare i colpi della pioggia;
Ma
benché pazzi e morti stecchiti;
Le
teste di quei tali martelleranno dalle margherite;
Irromperanno
al sole fino a che il sole precipiterà,
E
la morte non avrà più dominio.