Che
ne so io del corpo…Non ne ho mai avuto una percezione precisa. Fino a circa
dieci anni, non sapevo bene nemmeno se ero maschio o femmina. Mia madre mi
tagliava i capelli corti, con la riga di lato, e non mi faceva mettere né
orecchini né il pezzo di sopra del costume così gli altri bambini mi chiedevano
cosa fossi.
Ma la cosa non m’importava. Crescendo scoprivo di dovere
camminare dritta sennò mi veniva la
scoliosi, nel frattempo, però, mi cresceva il seno e allora basta con pancia in
dentro e petto in fuori. E bisognava coprirsi le orecchie perché le avevo a
sventola (ah sì?)e sembravo Dumbo (sic) e vai di permanente per i capelli
troppo lisci e pantaloni con le pinces perché sennò mi fasciavano troppo. E
così via. Ma non erano problemi che sentivo miei, mia madre aveva un’immagine
ideale del mio corpo che chissà come doveva essere, ma che non mi riguardava
per niente. Più in là, già adolescente, cominciavo a capire meglio la
differenza fra maschio e femmina, apprezzandola, e scoprivo che al mio fidanzatino
piaceva il mio sedere. A 15 anni circa scoprii di avere un bel culo, lo diceva
lui e io ci credevo. Poi nel tempo c’era chi mi voleva per una cosa, chi ne
apprezzava un’altra, per uno ero intelligente e gradevole, per un altro colta,
per un altro ancora stronza, ma tutti, o quasi,
credo che apprezzassero il culo tanto che presi a definirlo ”la parte più intellettuale di
me”. Probabilmente quella che aveva più senso. Mi sono sempre adeguata a quello
che di me, anzi del mio corpo gli altri dicevano, ma io non gli ho mai dato
particolare importanza. Mentirei se dicessi che non so apprezzare i complimenti
e le mie rotondità strategiche, ma che zavorra, che stress andare dietro a queste
cose. Fai la ceretta, vai dal parrucchiere, dall’estetista e dalla manicure…Una
macchia sul viso e giù trattamenti all’acido mandelico (l’ho fatto, ebbene sì)
per poi sentirsi dire dall’unica persona a cui tenevo ”Ti apprezzo per la tua
intelligenza” e quindi niente sesso.
Marisa Vinci