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domenica 14 dicembre 2014

Buttanissima

Buttanissima, di e con Silvia Martorana Tusa, ispirato a Buttanissima, di Giorgio D'Amato

Buttana, anzi, buttanissima, ma troia no, questo non me lo possono dire.
E se un giorno fanno la santa delle buttane, quella devo essere io; e se poi gli fanno la processione, tipo Santa Rosalia, allora sul carro ci devono mettere a me al posto della Santuzza: io davanti e tutta Palermo dietro, a benedirmi le cosce.

Io sono diventata buttana per forza di cose: la mia vita cambiò il giorno che mio marito andò a un appuntamento con gli amici per fare un festino, carne di crasto, salsiccia e una cassa di birra. Cose tra uomini. Così gli avevano detto. Mio marito trovò una bella pistola che lo aspettava, con il colpo in canna. Un colpo gli diedero, e poi un altro e un altro ancora. In tutto sei. Fece la stessa fine del crasto che si voleva mangiare.
Io quella notte non potevo dormire, lo sapevo che mi doveva arrivare questa notizia, mio marito aveva fatto troppo rumore con la Mercedes che si era comprata, troppo lusso.
Me ne andai al funerale che non potevo stare in piedi.
Tutti mi dicevano come stai? ti senti bene? parla, sfogati, fatti una chianciuta che ti senti meglio. Muta totale, era come se non stavano parlando con me.
Ai funerali non manca mai nessuno: parenti, parrini, amici, conoscenti, nemici, sbirri e spioni; mi vennero a dare mille vasate, alcune di affetto, alcune di circostanza, molte di giuda ma una me la diede una santa - le migliori anime del Purgatorio fanno così, non fanno capire niente e si pentono di nascosto, loro si sgravano e tu vieni a sapere la verità. Mentre mi stava baciando una me lo disse all’orecchio, uno della banda di Don Tano ‘u malaminchiata fu.
Apriti cielo. A Palermo nel mandamento di Porta Nuova quando pronunci questo nome, intanto lo devi dire sottovoce, mezzo masticato. Anzi, è meglio se non lo dici. ‘U malaminchiata è quello che comanda tutte cose, senza di lui non si muove una foglia, non si appende un chiodo. Ci sono le elezioni e devi votare? Prima ti devi informare quali sono i suoi consigli. Dio ce ne scansi di Don Tano ‘u malaminchiata che a cinque anni già aveva scannato un capretto con le sue mani.
Ma Don Tano la doveva pagare.
Lui o chi per lui.

Piangevo io e dovevano piangere pure le femmine della sua famiglia, madri, mogli, figlie, sorelle. Tutte. Dovevano piangere come e quanto me.
(...)
Teatro Atlante, 13 e 14 dicembre 2014 ore 21.15

Giorgio D'Amato