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martedì 10 febbraio 2015

AAS LAB: sognare

Giocano come fantasmi tra spire di lenzuola sinuose. Afferrale, se scivolano verso terra s’interrompe il gioco. Sì, è anche questo, in bilico sul limitare del buio e ombra.
In uno specchio che abita il soffitto e tra le tende agitate dall’aria notturna, tra mormorii filtrati da labbra socchiuse, indistinta è la voce, se appressi l’orecchio, ne avverti il fiato e il suo umidore.

Bolle d’aria satura scolorano e si ripiegano improvvise verso il basso. Sfuggono gambe, braccia oscillano scomposte, filtrano umori dall’epidermide, un passo falso.
Dal lucernario il crepuscolo a sedimentare sulla fronte, a scavare la ruga del leone, a sigillare labbra e palpebre. Le pupille, fase Rem, rapidi movimenti, un tasto dopo l’altro, la sinfonia sbavata, il ritmo imprevedibile.
Dimenticare strade, voli, volti, non si corrono rischi, il trapezista senza rete, il funambolo senza corda. Inconsistenze tattili, il mare non annega, la gravità non precipita.
In dissolvenza le ultime scene verso sistemi di attrazione ovattata. Dimenticare quando l’iride si riaffaccia al volto, quando il passaggio senza cataratta snida anche il più pigro dal suo luogo segreto.
Sete, bere, perdere, come acqua che scivola nel buco di un lavandino. Bisognerebbe, forse, inchiodare le farfalle dei collezionisti.

Un panno su di un vetro appannato, via, colpo netto, torna il ricordo. 

Adele Musso