Tomasi di Lampedusa ci ha raccontato la verità sui fatti de Il Gattopardo?
Le cameriere di casa Salina la pensano diversamente.
Le loro voci narranti propongono una rilettura di eventi, personaggi.
Persino un dettaglio può essere un mezzo per ribaltare quanto abbiamo saputo dalla voce dell'autore.
Buona lettura
(chi volesse proporre una narrazione a tema, contatti FB: Apertura a strappo)
Donna Bastiana Sedara
“buona per andare a letto e basta”(Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa)
Malalingua don Ciccio che al principe di Salina andò a riferire cose che non sono, cose dettate dall’invidia e dalla rabbia di cuore.
Ignorante donna Bastiana lo è. Ma al giorno d’oggi pure che vai a scuola non ti insegnano niente. E poi suo padre, Peppe Giunta detto Mmerda – che è quanto dire – non fece niente per farla acculturare un po’, trovarle un’istitutrice, neanche un romanzo le comprò mai, ma che dico, un abbecedario. Sapeva dire solo “mia figlia è troppo bella, più bella di lei non ce n’è e tanto basta”. Il male da lui partiva perché Bastiana da piccola era una ragazzina vivace e furba, poi quando si formò che i maschi le mettevano gli occhi addosso, suo padre la chiuse. Lei allora fece la fuitina con don Calogero Sedara e finì di consumarsi: passò da una gabbia alla cella di carcere.
Don Calogero ci fece una figlia – Angelica assomiglia tutta a lei! – e poi la mise sotto vetro (la fa andare solo alla Santa Messa delle cinque dell’alba quando non la vede nessuno, scortata).
Voce di popolo, ma che dico, voce di cameriera di casa Sedara, donna Bastiana al pranzo del principe ci voleva andare che si era lavata i capelli con l’aceto per averli più lucidi della pelatura di una puledra – che poi farle prendere un poco d’aria a quella carnagione sempre chiusa le avrebbe fatto bene.
Lui fu porco preciso, le disse che ci sono cose di mezzo che si possono rompere – un matrimonio con il nipote Tancredi, che fa scherziamo? -, che se lei avesse aperto bocca… te lo accolli di stare muta che poi mi fai fare una figura degna del nome di tuo padre?
Lei – dice la cameriera – è diventata di mille colori, ma che dico, diventò come la tempesta d’inverno, i capelli nt’all’aria, gli occhi di fuori, i nervi che le uscivano dal collo; tratteneva le mani per non tirargli le porcellane di Capodimonte , quelle che hanno nel salotto buono. Con una voce che pareva venire dall’inferno gli disse: “schifiu e piruocchio, jecca sangu ru cuori”. Poi ha aggiunto “riferisci che sono indisposta”. Lo disse così, che la cameriera impallidì, mai l’aveva sentita parlare in italiano, e con questi paroloni.
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