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mercoledì 9 dicembre 2015

Mettiamo la pala alla signora

"Uno due tre - io fuori, tutti fuori - scarica a 300, la stiamo perdendo"
Rumore di mascelle che sbattono e tutte le ossa che sobbalzano sul materasso.
"Cazzo, ma non gliel'avete messa la tavola da massaggio?? Massaggia.
Massaggia mentre io provo a intubarla. Uno due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci - pare un terremoto forza 15, sul letto a molle -. Insuffla, insuffla. Passami laringoscopio e tubo. Dai che le vedo. Spingi sulla cricoide. Ecco, il tubo è dentro. Passami l'ambu. Massaggia, dai che fibrilla ancora. Insufflo insufflo. Scarica di nuovo a 300. Ecco, sinusale. Ha ripreso il suo battito. Attacca l'ossigeno, và"
"Ma chi date arienza sulu a idda? Cà c'è gente chi avi bisogno" - arriva dal letto accanto una voce stridula e sdentata, dietro il paravento che ci isola. Con la mano libera dalla flebo batte sul montante del letto - "Mi mittisse la pala che devo andare! Ora, però, ca un m'a tegnu cchiù".
"Vai, vedi che vuole la signora, qui è tutto sotto controllo, evitiamo che si agiti. Già devo parlare coi parenti di questa e ci manca solo che quella fa casino"
"Signora, ora le metto la pala. Va bene?"
"Amunì facissi 'u sò travagghiu, ca mi pari chi aviti 'u babbìu oggi. Io sono qua e a mmia mi dovete dari arienza, comu a idda - indica il paravento, ma intende la 4B.
In pochi minuti si ammorba l'aria. Oltre all'ossigeno, nell'ambu, entra pure questo feto di mmerda acida e grassa. Pace. Male non le farà, in fin dei conti è solo puzza di cose naturali. E poi lei non la sente: entra direttamente nei polmoni, non passa dalle narici.
"Insuffla, insuffla. Massaggia di nuovo che è in fibrillazione. Scarica di nuovo a 300. - io fuori, tutti fuori.
Libera - Rimetti le placche. Fai un tracciato, pare in piatto. Così la perdiamo, e chi glielo dice ai parenti, che quel cazzone di stamattina gli aveva detto che stava meglio. Massaggia. - uno due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci -.
"Ahò - la voce  arrochita dal recente sforzo viene dal 3A - Mi livassi tutti cosi chi ora ca mi scaricai, haiu fame. 'Unn'è uora di manciari? Macari la pastina mi l'aviti a dari. Mè figghia 'un pò trasiri e mi l'aviti a dari vuatri. Si 'un manciu, m u o ri o ! Chi vuole ca moru, signorina ? Ah! " - batte ancora sul montante di ferro, e sbatte pure le gambe, nel letto. Grida che la sentono da fuori e la figlia fa capolino nella stanza. Adesso gridiamo tutti: la paziente che vuole mangiare, noi che non vogliamo che si apra la porta. Solo la paziente del 4B, intubata e in arresto cardiaco, è muta e garbata, nell'assolo da protagonista -.
"Signorina, ci dissi chi haiu fame! A mmia 'un mi ci purtate comu a idda, che idda havia tri gghiorna ca 'un manciava e 'un viviva. Ecco picchi s'intisi male. Vinissi ccà, ci dissi, ca è ora di manciari".

Ci scambiamo sguardi disperati e attoniti, mentre il monitor emette un grido continuo e la 4B molla la presa alla vita. Sono uscita nel corridoio con l'ambu in mano come se fosse una pochette da passeggio, e la faccia tesa dei momenti meno felici. Ho raccattato i parenti della morta e me li sono portati in medicheria, dove anche il Signoruzzo del presepe, i pastorelli e Giuseppe e Maria ascoltano le mie parole pure loro, che oggi è Natale. Un piccolo albero sbilenco con le palle di cotone idrofilo si illumina a intermittenza, svogliato. Nella stanza, dietro il paraventino, una solerte mesta infermiera conza la salma e la signora del 3A intanto consuma il suo pasto. Un odore pungente di merda e pastina in brodo con l'omogeneizzato di carne rende l'aria irrespirabile. La 4B, più pudica, non partecipa al bouquet maleodorante, riservandosi per dopo, ma un rivolo striato come il fiore di una bella di notte scende sulla guancia grigia. Natale come un quadro multisensoriale. Indimenticabile.

Monica Sapio