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mercoledì 27 gennaio 2016

Macellaio

Malic Ashraf era rimasto tutta la notte appeso ad un pezzo di barca, attorno a lui galleggiavano tronchi e cadaveri. Doveva arrivare in Germania. Rimase a Lampedusa cinque mesi, poi riuscì ad arrivare a Palermo, ma da lì non si è più mosso.
Malic ha vent’anni e in Siria faceva l’aiutante del nonno, al mercato vendevano  stoviglie; il fratello maggiore vive in Germania. Alla vucciria Malic in questo periodo fa il macellaio (e se voi volete conoscerlo posso dirvi dove trovarlo), sgozza i polli che arrivano ancora vivi in macelleria dentro una gabbia – lui faceva il garzone nella macelleria, guadagnava dieci euro al giorno, lui ne spendeva la metà e il resto li metteva da parte. Era riuscito ad entrare in un vecchi fondaco dal tetto diroccato, situato nella piana del fiume Oreto; con lui ora vivono altri, due tunisini e un cinese buono a nulla – gli manca un pezzo di braccio; nessuno di loro di giorno resta nel fondaco, ma di notte hanno lì dei materassi e delle coperte dove poter  riposare. Raccolgono l’acqua da una pozza che si alimenta da chissà dove; ma Malic non la usa mai; si porta sempre il suo bidoncino con l’acqua che, per potersi lavare la mattina, la riscalda in un pentolone sopra un braciere di legna che i quattro, a turno,  accendono di notte per riscaldarsi.
 Molti sanno di quel fondaco e ogni tanto qualcuno viene  a fare un po’ di guazzabuglio, a rubare qualcosa; perfino i piccoli boss del quartiere sono infastiditi e lo minacciano; Malic come sappiamo è sfuggito alla guerra; lui per ciò non vuole affrontare quelle persone; pensa spesso di cambiare il suo rifugio. Prima delle feste, un giorno, il padrone gli disse che stava arrivando la merce che dovevano depositare in magazzino, e che aveva pure acquistato una cinquantina di polli nostrani  -  sarebbero costati un occhio della testa ai suoi clienti: cose speciali, a richiesta – Malic avrebbe dovuto  ucciderli (il padrone pensava che lui di coltelli se ne intendesse bene); provò a fare qualche obiezione ma alla fine dovette accettare. Malic  da qualche giorno sgozza i polli, li spiuma, li svuota dalla interiora e li mette a testa in giù nella cella frigorifera; gli animali fremono sotto le sue mani e qualche volta Malic chiude gli occhi per non vedere i loro occhi disperati prima che lui cacci il coltello e li sgozzi. L’altro giorno uno dei boss dell’Oreto si è fatto vivo in carnezzeria mentre Malic era nel retro bottega al suo ingrato lavoro di macellaio, ma sentendo la voce del cliente si è presentato con le mani insanguinate e con il grembiule plastificato schizzato di sangue – pure la sua faccia era piena di schizzi – è andato con la scusa di chiedere qualcosa al padrone, ma poi cominciò a borbottare qualcosa in arabo e il padrone gli diede corda pensando volesse scherzare,  alla fine Malic ha brandito il coltello ed è uscito con una grassa risata che ha atterrito i due, recitando un verso del Corano, che i due non hanno capito. 
Il piccolo boss è uscito menzionando un impegno dimenticato e Malic ritornò ai suoi polli da sgozzare.


Rosa La Camera