Malic Ashraf era rimasto tutta la notte appeso ad un pezzo
di barca, attorno a lui galleggiavano tronchi e cadaveri. Doveva arrivare in
Germania. Rimase a Lampedusa cinque mesi, poi riuscì ad arrivare a Palermo, ma
da lì non si è più mosso.
Malic ha vent’anni e in Siria faceva l’aiutante del nonno,
al mercato vendevano stoviglie; il
fratello maggiore vive in Germania. Alla vucciria Malic in questo periodo fa il
macellaio (e se voi volete conoscerlo posso dirvi dove trovarlo), sgozza i
polli che arrivano ancora vivi in macelleria dentro una gabbia – lui faceva il
garzone nella macelleria, guadagnava dieci euro al giorno, lui ne spendeva la metà e il resto li metteva da parte. Era riuscito ad entrare in un vecchi
fondaco dal tetto diroccato, situato nella piana del fiume Oreto; con lui ora vivono altri, due tunisini e un cinese buono a nulla – gli manca un pezzo di
braccio; nessuno di loro di giorno resta nel fondaco, ma di notte hanno lì dei
materassi e delle coperte dove poter
riposare. Raccolgono l’acqua da una pozza che si alimenta da chissà
dove; ma Malic non la usa mai; si porta sempre il suo bidoncino con l’acqua che,
per potersi lavare la mattina, la riscalda in un pentolone sopra un braciere di
legna che i quattro, a turno, accendono
di notte per riscaldarsi.
Molti sanno di quel
fondaco e ogni tanto qualcuno viene a
fare un po’ di guazzabuglio, a rubare qualcosa; perfino i piccoli boss del
quartiere sono infastiditi e lo minacciano; Malic come sappiamo è sfuggito alla
guerra; lui per ciò non vuole affrontare quelle persone; pensa spesso di cambiare
il suo rifugio. Prima delle feste, un giorno, il padrone gli disse che stava
arrivando la merce che dovevano depositare in magazzino, e che aveva pure
acquistato una cinquantina di polli nostrani
- sarebbero costati un occhio
della testa ai suoi clienti: cose speciali, a richiesta – Malic avrebbe dovuto ucciderli (il padrone pensava che lui di
coltelli se ne intendesse bene); provò a fare qualche obiezione ma alla fine
dovette accettare. Malic da qualche giorno
sgozza i polli, li spiuma, li svuota dalla interiora e li mette a testa in giù
nella cella frigorifera; gli animali fremono sotto le sue mani e qualche volta
Malic chiude gli occhi per non vedere i loro occhi disperati prima che lui
cacci il coltello e li sgozzi. L’altro giorno uno dei boss dell’Oreto si è
fatto vivo in carnezzeria mentre Malic era nel retro bottega al suo ingrato
lavoro di macellaio, ma sentendo la voce del cliente si è presentato con le mani
insanguinate e con il grembiule plastificato schizzato di sangue – pure la sua
faccia era piena di schizzi – è andato con la scusa di chiedere qualcosa al
padrone, ma poi cominciò a borbottare qualcosa in arabo e il padrone gli diede
corda pensando volesse scherzare, alla
fine Malic ha brandito il coltello ed è uscito con una grassa risata che ha atterrito i due, recitando un verso del Corano, che i due non hanno capito.
Il piccolo boss è uscito menzionando un impegno dimenticato e Malic ritornò ai suoi polli da sgozzare.
Il piccolo boss è uscito menzionando un impegno dimenticato e Malic ritornò ai suoi polli da sgozzare.
Rosa La Camera