Per le coppie normali, un maschio e una femmina, il 14
Febbraio ci scappa sempre una seratina speciale, che lui porta una rosa rossa -
anche una di quelle morte da mesi, del filippino all'angolo della strada - e
lei si mette l'abitino nero che si vede la guêpière di pizzo - oggidomani un
concorso -.
Lui aveva prenotato in un locale nuovo, di tendenza, che
gli avevano detto essere molto chic - ci teneva a farsi vedere in giro con la
sua mogliettina tutta indiscutibilmente femmina. Così aveva un tavolo riservato
per due al "MORALIST" - anche il nome gli pareva perfetto, senza
confusione di generi. Prometteva certezze -.
Aveva passato la giornata a fare comizi contro il
Gender, a mettere in guardia la gente dalla tanto temuta lobby omosessuale, che
indottrina i bambini sin da piccoli e li sottopone a terapie ormonali per
mantenerli in uno stato di fluidità sessuale (che oggi scegli di essere femmina
- perchè ti garba - e domani scegli di essere maschio - perché ti garba di più).
Aveva tuonato contro chi insegna nelle scuole che il genere non è anatomico,
genetico, l’avvocato aveva urlato per ore il suo dissenso, e
disseminato il panico nelle famiglie della Brianza, e poi era tornato a casa,
quella sera di San Valentino.
Aveva comprato la rosa, proprio sotto il portone - in extremis
- ed Egle, la moglie, aveva indosso la lingerie acquistata in apnea - che le
tette così, quando poi respirava normalmente, le sarebbero esplose sotto la
faccia esterrefatta di tutti (che un po’ esibizionista c'era pur lei, ma
discretamente come una vera femmina, e timorata di Dio).
Il posto gli sembrò carino, luci soffuse, tutti i tavoli
apparecchiati per due. Il logo del locale sui bicchieri, sui piatti, sui
tovaglioli. Pure sul tappeto sotto il tavolo. Una grande M sormontata da una corona rossa, e cinque puntini, pure rossi,
sotto. Molto di classe. Lui, difensore di adolescenti e bambini da satanici
indottrinamenti occulti e manipolazioni
ormonali, prese posto. Un'avvenente cameriera bionda, truccatissima e in abito
lungo rosso (strascico di 25 centimetri e tacco 15) li fece accomodare, senza
dire una parola. Nonostante fosse San Valentino e lì ci fosse sua moglie, l'avvocato
le bavò addosso una lunga occhiata - dal collo al culo, passando per le tette. A
poco a poco il locale si riempì. Tutte belle coppie eleganti. Notarono che
erano tutti alti, soprattutto le femmine. Cominciò il banchetto di San
Valentino con le rose sui tavoli e una soffusa musica di sottofondo. Mina,
Loretta Goggi, Tiziano Ferro. Un po’ datata, la musica, ma rassicurante
repertorio pop italiano. Durante la cena, sette portate (carrello dei dolci
escluso) – vennero scolate tre bottiglie di Brunello. Mangiarono pure i piatti
- tutto incluso € 140,00 a persona, pagato alla prenotazione - che non era
giusto lasciare quel bendidio (molti libri aveva dovuto vendere, alle
conferenze anti Gender, per potersi permettere quella spesa).
Verso le dieci - ancora alla seconda portata, ma già
alla terza bottiglia di vino - Egle fu presa da un violento attacco di gelosia
perché l'avvocato ormai non le rivolgeva più uno sguardo - né a lei, né alle
sue tette soffocate nella lingerie -. Dopo diversi tentativi di riportare a sé
l'attenzione del marito e molti calci sotto il tavolo e tanti "smettila,
ma come ti comporti?", Egle lasciò la sala. L'avvocato non fece nemmeno il
gesto di alzarsi. Non aveva occhi che per la cameriera in rosso. Lui beveva e
la bionda si sedette al tavolo, portando con sé una bottiglia di Taittinger.
Finirono la serata in un privé, bevvero altre due bottiglie di champagne.
L'abito rosso lasciò presto scoperte anche le cosce, oltre le spalle, e poi il
sedere tornito. Le giarrettiere le sganciò l'avvocato coi denti, e lei la
bottoniera dei pantaloni di lui. Aliti caldi e umori forti dalle lingue, mentre
la bocca gemendo cercava furiosamente.
Lei gli si porse di spalle e lui finalmente trovò la
strada, stringendole il petto sodo. Fece per darle una carezza sui capelli,
soddisfatto, e la parrucca si sganciò ormai indebolita da tanto furore. Lei
disse "oh, scusami" - con voce baritonale - e se la sistemò, sotto
gli occhi esterrefatti dell'avvocato.
Lui si alzò di scatto e si ricompose
approssimativamente. Correndo verso l'uscita, cadde rovinosamente su altri tavoli, e le voci
degli altri avventori, all'apparenza uomini e donne, furono alle sue orecchie
come un virile coro alpino. Non sentì nemmeno una voce da femmina. Vagò per
ore, turbato, prima di rientrare a casa. L'indomani aveva un meeting e la
moglie lo accompagnò, per dovere di facciata. L'avvocato fece la solita
conferenza, ma la proiezione delle diapositive di maschi in lingerie di trine -
pezzo forte delle sue prolusioni minacciose contro il rischio della teoria del
gender - gli procurò un'erezione potente. Col pene dolente e confuso, a casa,
si gettò su Egle e tentò di ristabilire le sue certezze, ma ormai era tardi.
Le invettive dell'alfiere omofobo da allora si sono
fatte sempre più mosce, mentre il suo membro, sempre più voglioso, lo portò sui
viali della marina nelle calde sere d'estate - ma anche in quelle fredde.
Monica Sapio