Quel servizio di ceramica dipinto a mano, comprato a Patti
nella fabbrica vicino al mare, nella zona industriale alle spalle di un grande
supermercato che non mi ricordo qual era, uno di quelli grandi con tanti
corridoi - almeno presumo -, piatti fiorati, non i soliti fiori magari pure
spaparanzati, no, fiori stilizzati, la serie tulipano, tutta una corolla
attorno alla bordura composta da tre petali in azzurro verde e poi cerchi
concentrici, davvero dei bei piatti, e quelli arabescati, con uno stencil in mezzo
e giglietti fiorentini, ne avevamo tanti, tutti diversi, comprati piano piano
negli anni, tutte le volte che andavamo da quelle parti – sempre per
campeggiare, la meta dei nostri campeggi estivi, che durassero una settimana
oppure solo due giorni, si andava lì e poi salto in fabbrica per aggiungere
pezzi e decori nuovi alla nostra collezione, ma anche vassoi, ciotole
da spaghetti -, si stava bene da quelle parti, spiagge di sassolini, mare
freddo che sprofondava pure dopo pochi passi, ebbene, quel servizio di ceramica dipinto a mano che in tanti c’avevano mangiato e tutti a dire ma
che belli questi piatti, da dove vengono questi piatti, hanno dei gran bei
decori questi piatti, specialmente questi con i tulipani ma anche quelli con
gli arabeschi, sì, sono dei gran bei piatti. Dimentica i piatti.
È stato il suo primo gesto eclatante. Prima di allora aveva
mantenuto quella calma minima da trattenere il movimento delle mani, la sua era
una rabbia ancora contenibile, ancora ancora sopportabile – per quanto una
rabbia possa definirsi tale, una rabbia con sprazzi e acuti che il canale
orecchio-orecchio lascia passare note stridule e parole oscene senza farci
troppo caso, nel nome della pazienza, del lasciar perdere, della tranquillità
dei vicini. Nel nome dei piatti che tutti ci invidiavano – meglio una lattuga
servita in questi piatti che una fetta di carne in uno di quelli osceni con bordino dorato e rose leziose, o fiori di mandorlo,
insomma, piatti che poco peggio li regalano con le confezioni del caffè, piatti
da raccolta punti, brutti a partire dalla patina grigiastra.
Di pomeriggio dopo averli lavati.
Li buttò per terra.
Da allora Giovanna ha cambiato nome, mentre li lasciava cadere ai suoi piedi, in un ritmo sfasato di cocci che rimbalzano, ha urlato
sono Antonietta. Vuol essere chiamata Antonietta. Antonietta Portulano, in
Pirandello.
Giorgio D'Amato