Cavi dell’alta tensione
che attraversavano la campagna da palo a palo, appena arrivati al casotto degli
attrezzi il piccolo aveva lanciato l’aquilone che quasi subito si era
impigliato intorno ai cavi, gli storni avevano fatto un salto e si erano
spostati sui mandorli in attesa che si fermasse la vibrazione, che granmogol aveva buttato in aria quattro madonne e lo aveva sollevato per
un’orecchia - il piccolo aveva trentadue anni, ma era grande quanto un bambino
di otto anni e mezzo, più o meno - lo aveva sbattuto un po’ di qua e un po’ di
là, poi gli aveva urlato di andare a recuperare l’aquilone, così adesso doveva
pure arrampicarsi su per il traliccio, con l'orecchia che gli faceva male, e comunque si era anche un po’ offeso.
Non
è che lassù si prende la scossa? chiedeva per sicurezza, nessuna risposta, con il conforto di granmogol che
gli urlava da sotto - gli amici servono anche a questo - era salito fino quasi
a toccare le tazze di ceramica bianca, poi da là sopra aveva fatto un fischio
sottile con le dita nelle labbra, a far saltare sulle zampe gli storni, che s’erano
spostati a depredare un altro mandorlo, guarda come sono in alto! aveva gridato
il piccolo, da qui vedo tutto più piccolo di me, e aveva sputato sulla testa scoperta di
granmogol, un gesto di incoscienza suicida a cui non poteva resistere, che
granmogol era rimasto immobile a guardare, poi aveva calato gli occhi sull’erba
e tirato fuori da sotto le cicorie un sasso piatto rotondo e con una posa perfetta
da discobolo - sagoma ritagliata sul
cielo della campagna - aveva effettuato un tiro preciso e secco, che il piccolo
era stramazzato sulle verdure selvatiche e era rimasto svenuto per trenta
secondi, poi aveva riaperto gli occhi e si era trovato tutto ammaccato, con
granmogol che lo guardava soddisfatto, così quella volta dell’aquilone il
piccolo ha imparato che non si sputa agli amici di sotto.
Raimondo Quagliana