Le nostre teste si
sfiorano, abbiamo unito le tovaglie, un unico lungo corpo. Io sono bionda,
scialba, indosso una ridicola cuffia su cui sono cuciti dei fiori all'altezza
delle orecchie. Non mi piace il sole, la pelle si arrossa, fototipo 1. Lei è
bruna, occhi grandi, acquosi, non si scotta, diventa d’ambra, ancora più bella,
se possibile. Io sono la sua migliore amica. Siamo amiche dai tempi dell’asilo.
Non è vero del tutto.
Sulla battigia ci sono dei
pesci piccoli, le squame hanno perduto lucentezza, prosciugati dall’interno,
senza vigore, gli occhi eternamente sbarrati. Ma i pesci hanno le palpebre?
Gli anni ci hanno visto
procedere, questo bizzarro animale a quattro zampe, due teste, due cuori. Ho dovuto
correre per reggere il suo passo, per non strisciare dietro di lei.
- Vuoi
dell’acqua?
- No,
ma voglio fare il bagno.
Questi pesci non puzzano, spero non li veda. Penso sia formidabile osservare la morte.
Resto a labbra socchiuse,
non muovo un muscolo, voglio che nulla cambi.
- Hai
messo la protezione?
- Sì - mento - cosa potrebbe
proteggermi sul serio? Mi scotterò e lei si prenderà cura di me, come ho sempre
fatto io. È così che deve andare.
Lei veste meglio di me, la
sua è una casa spaziosa, suo padre l’ama con invadenza, il mio mi ignora e
sebbene la casa dove abitiamo sia piccola, lui riesce ad evitarmi.
Non voglio fare la vittima,
è così e basta.
Lei scrive bene, e quando
parla non posso fare a meno di ascoltare ogni singola vocale e consonante, le
mangio la punteggiatura e le pause. La matematica però la copia da me.
Le lettere del suo ragazzo militare le ho fatte arrivare al mio indirizzo, il padre è geloso di lei. Anch’io, ma io sono la
sua migliore amica.
I miei non hanno avuto nulla
in contrario, così il destinatario sulle buste sono io, ma le parole d’amore
sono per lei. Ho sempre preso le buste, ne ho saggiata la consistenza, le ho
messe controluce per rubare una frase, qualche parola, e poi gliele ho consegnate.
-C’è
una lettera?
-Sì,
eccola. E gli occhi le si accendevano e io sprofondavo dentro me
stessa.
Sono stata una casella
postale, vuota, un recapito incidentale, una scatola che si è riempita per
qualche ora, ma che in realtà non ha mai ricevuto nulla.
Ho scollato un angolo, con
delicatezza, con le punte delle dita.
Si è strappata, non so perché
io l’abbia fatto, perché con voracità abbia letto le parole, le frasi che non
erano per me. Chiusa in bagno, laddove non mi avrebbe cercato nessuno. È stato un atto vile, stupido, cattivo. Necessario.
Cercavo elementi scabrosi,
particolari che lei non mi aveva raccontato, in fondo io sono la sua migliore
amica, e si deve raccontare tutto all’amica migliore.
È finita nello scarico, impossibile
richiuderla senza tradirsi.
Le parole del suo ragazzo finite nel cesso sotto lo sciacquone.
- Nessuna
lettera?
- No.
Non so neppure perché avessi
imitato la calligrafia di lui.
La prima lettera dopo mesi
di silenzio, di non risposte alle lettere di lei. Usare il telefono? Impensabile.
Le ho spiegato che la
busta era in brutte condizioni perché per errore è finita nelle mani della
vicina ficcanaso, mi ha creduto, sono la sua migliore amica.
L'ho abbracciata, piangeva, e lei si è stretta a me come un naufrago ad un salvagente, (relitto
sarebbe stato la parola giusta).
Non è il ragazzo per te,
tu meriti una persona vicina, l’amore a distanza è difficile, si nutre di
dubbi e di paure. Non si nutre affatto.
Non avrebbe mai potuto
ringraziarmi per averle evitato delusioni e tradimenti.
Assente, sì, assente. Il
nostro banco vuoto, nel mese di maggio Mondello è stupenda, non ci sono
transenne, caos e gente snob, la spiaggia è nostra, il mare pulito. Sì, il
mare è veramente limpido.
Adele Musso