Non te la
scopi una lettera, ma la puoi baciare. Puoi andarci al mare con una
lettera nella borsa, tenerla sotto il cuscino e dormirci sopra -
quante volte l’ho fatto. Puoi sognare - e diventa esperienza aptica
ma senza colori - il giorno che l’hai ricevuta e hai fatto i
gradini di corsa, l’hai aperta con cura - il tagliacarte, coltello
d’argento della nonna lama ancora affilata e punta tonda, dove l’ho
messo. Magico rito del rincorrersi tra le parole fitte, e dirsi tutto
- cose sciocche , dove però c'è intero, il tuo giorno e le ore
dense dei ritmi della notte - sole, io qui a leggere e lei lì a
scrivere.
Ne ho trovate tante, di lettere ricevute, tesoro custodito
e salvato da mille traslochi - quel giorno che non avevo nessuna
promessa da mantenere e, dunque libera, ho deciso di fare chiarezza
nella scaffalatura dello sgabuzzino. Sono le sue, che ho atteso con
gioia durante quei lunghi primi anni di distacco forzato - la
famiglia la riportò in quel nord Italia da cui proveniva , che a me
che non avevo mai viaggiato sembrava lontanissimo. Scrittura tonda,
carta da lettere colorata - erano gli anni settanta. Una
zattera di ricordi, che galleggia appena e sembra danzare sulla spuma
di un ti voglio bene o un quando ci rivediamo ti racconto meglio, e
con quella ho preso il largo. Me le sono bevute, accovacciata lì
nella frenesia di rileggerle subito, e l’allora è stato di nuovo
adesso ed ora. Dopo venticinque anni le ragazzine, io grassottella e
lei magrissima (non importa come siamo oggi) si sono sorrise di
nuovo come la prima volta e come la prima volta quella calda intimità
è tornata. Ho
sorriso infinite volte, e il tempo si è fermato - onda che segue i
comandi del cervello, a saperla governare a colpi di bolina. Nessuna
malinconia, solo la certezza di essere state amiche, una piccola
parte di percorso fatto insieme. Abbiamo costruito un pezzo del mio
porto e nessuna marea lo porterà via: è qui, lo vedo. Le
lettere sono tornate al loro posto. Anche fosse stato pieno zeppo, lo
sgabuzzino, non ne avrei buttata neppure una.
Monica Sapio