A
me piace la superficie scabra e ruvida, le cose lisce mi fanno stare male.
“Lolita, luce della mia vita,
fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima
mia.”
La
prima volta l’ho incontrata al supermercato piegata sotto il peso della spesa,
le sono corso incontro.
La
aiuto, faccio io.
Mi
ha guardato e ho potuto vedere da vicino il suo occhio leggermente vitreo lo
sguardo annacquato da glaucoma o cristallino spezzato.
Ragazzo
sei gentile, ma non ho monete con me. Sai la pensione è misera.
Ecco,
il suo fiato da dentiera mi ha inebriato, sono rimasto per un momento
fulminato!
Non
mi importa, lasci, lasci fare.
L’ho
accompagnata fin sotto il portone. La sua crocchia bianca, il passo e il respiro
enfisemizzato, la mia passione che aumentava
a dismisura. Ho già deciso, l’amo.
Sì, sono innamorato della
beatitudine della terza età, donne che han visto tutto e tutto hanno imparato,
della ruga e della stempiatura, dei peli sotto il mento e del fiato da
dentiera. Del pannolone che s’intravede sotto la veste scura.
Delle giovini non so che
farne, non le vedo nemmeno!
Così ogni giorno l’attendo,
la spio, le siedo accanto in chiesa. L’accompagno, le reggo la spesa.
L’altra notte mi hanno
fottuto di botte, credo siano stati suoi parenti, ho ricavato una
lussazione e meno due denti.
Ma io quando la guardo mi
si infiammano i lombi e son certo che se non l’amo io ne morrò immanente. Lei è
pallida incontaminata, più della vecchietta dell’ospizio, quella che è spirata
la settimana scorsa. Ecco lei me la rammenta.
Adesso aspetto qui seduto con
il completo più bello, quante ne ho sedotte in balera, con questa giacchetta e
il farfallino lucido, certo ci vuole tempo e pazienza, loro s’accendono con più
lentezza, non sono mica come le ragazzine, il motore a quattro tempi ci mette
di più ma non si spegne, non ti lasciano per strada, anzi t’aspettano.
Adele Musso
ingredienti:
una dentiera
un pannolone
una casa di riposo
una balera
un abito alla Tony Manero
un abito alla Tony Manero