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martedì 12 maggio 2015

Chiacchiere ginecologiche





Discorsi da caffè, da maschi, da parrucchiere, da pazzi, da salumeria, da ubriachi e poi ci sono i discorsi dal ginecologo, pensieri intimi che diventano parole; mentre si aspetta in sala di attesa un bel po' di donne di tutte le età, di tutte le taglie. Discorsi intimi che con naturalezza si condividono.


Trovare esperienza comune, ci alleggerisce -  Pure lei come me e già si sta meglio, per la serie mal comune mezzo gaudio. Oppure si pensa - lei è combinata peggio, il confronto vince. La stanza grigia, pareti in cartongesso, luci spente. Dovrebbero tingere le pareti di rosa, sedie rosa, un ambiente tutto e solo al femminile. Uomini non ne entrano, manco per sbaglio, al massimo qualche bimbo che segue la mamma. L'espressione comune ci riguarda e ci unisce. Senso di colpa stampato sul volto - l'abbiamo usata e ora ce la dobbiamo controllare. Ci tocca!

Alcune donne che l'hanno usata  la sera prima pensano speriamo che dalla visita non si veda, chi mala fiura! Altre non capiscono, e si chiedono
- non la uso più, ma mi arrivò questa lettera a casa, mi devono controllare, devono vedere se ci ho il papilloma... mah cosa cercano? Sto in silenzio, una pila elettrica che aspetta, invidio quelle che sono in dolce attesa. Che latte gli dai? Latte Mio, eccerto penso io! Sto in silenzio. Ne sono passati di anni, non conosco marche, sono fuori ormai dal mercato distribuzione latte. Stanca di aspettare, osservo e scrivo. Ascolto e a volte sorrido.
- Io ci avevo un fibrone che poi il dottore mi ha detto non ci pensi più e io me lo sono scordato. Mi alzavo di notte e mi facevo la doccia fredda e mi calmavo. Io col polipo non lo facevo.
A me mi sono venute tre volte a gennaio e perciò a febbraio non le ho avute, ora a marzo non lo so. Tocco ferro. Non vorrei...
Io ci ho quattro figlie fimmine, basta! Gli ho detto a mio marito, vai allo stadio con il tuo nipotino Pietro. A me brucia sempre, prurito, sono infiammata. Boh, ora vediamo!
Io mi sono comprata il test di gravidanza perché non mi venivano e poi l'indomani che me lo sono fatta mi è arrivato il ciclo. Dico io ma perché mi hanno fatto spendere questi soldi? Io ho ventisette anni e ho le stesse cose di mia madre, non lo capisco. Io prima mi controllavo spesso ora sono quattro anni che non vengo.
In mezz'ora conosco tutte, i loro problemi intimi, emergenze, potrei scriverci un libro.
Aspettare è snervante, in mano tre centimetri di cartelle, prescrizioni mediche. Mi sono proprio stancata, questi  momenti di gloria cominciano a  pesarmi. Non fanno che guardarmi dentro, analisi, foto, nessun complimento. La mia vagina è incazzata l'hanno già scritto potrei provare con Je suis Melamuri Gioia. Arriva il mio turno. Entro, mi presento, leggono il mio curriculum. Dicono che ci vogliono altri esami, telecamere nuove, stavolta si tratta di video riprese, di un intero book fotografico. Scopro di avere un istmo, una cervice, di essere una porzione dentro un contenitore. Decideranno se lasciare il porta pranzo e svuotarlo. Cibo da asporto le mie pareti uterine, prendere o lasciare. Controlleranno la mia cavità, posta in gioco il mio endometrio, - mai ho riflettuto sul fatto di averne uno. Lo scopro adesso. Il cuore batte. Saluto tutte le mie amiche di attesa, esco a passo spedito. Per oggi canto Resta cu' mmè!





Nina Tarantino