"Domenico, fai attaccare i bai al coupè, scendo a
Palermo subito dopo cena. Padre Pirrone, venga con me, saremo di ritorno per le
11, al più "
Eccolo che si prepara a scendere a Palermo. Io lo
so, dove va il Principe, perché mia comare Santa sta a Vicolo Porto Salvo,
proprio la porta accanto di una certa Mariannina, che pare che da qualche mese
sia lei il passatempo del Principe a Palermo.
Quando Santa lo vide per la prima
volta, che bussava a quella porta, subito lo riconobbe perché di uomini belli e
alti come lui non ce ne sono tanti, a Palermo. E così lo sappiamo tutti, quello
che va a fare in città, e Padre Pirrone copre. Tutto copre, quel gesuita!
Certo, il Padrone è padrone anche per lui, come per noi.
Sicuro che la Principessa si fa venire un mancamento.
"A lui i piaceri e a noi le pene, come sempre"
dico a Teresina, che mi sta accanto.
Però questa volta Don Fabrizio mi è sembrato meno deciso
del solito. E che succede, che forse il timore del Signore è arrivato al cuore
anche a lui?
Eccolo, è davanti alla carrozza, lo vediamo dalla
finestra, ferma Padre Pirrone con una mano.
" Sì, questa
volta forse non andrà" dice Teresina con la speranza di passare una serata
tranquilla. Ma la Principessa comincia a gridare, la sentiamo tutti dal piano
di sopra. Il principe guarda in alto, verso la finestra della camera al
primo piano. Che rabbia nei suoi occhi.
Sale in carrozza d' un balzo.
Niente, se ne va. Ora a noi ci tocca la mala serata.
Quella è isterica e non lo capisce, che più fa così e più lo perde. Quello è
ancora un gran pezzo d'uomo, e una femmina ci vuole, ogni tanto".
Ci facciamo una risatina, prima di salire dalla
Principessa, coi sali e la sua medicina.
Vorrei avere un centesimo per ogni volta che ho dovuto
portare i sali a quella poverina, ed un centesimo per ogni sospiro di
Mariannina, che aspetta il Principe di Salina. Ricca, sarei.
Lo vedo tornare verso mezzanotte, fresco e pasciuto come
un bimbo dopo la poppata. Domani glielo racconto a Teresina, come tornò bello
da Palermo. Certo che ancora il vigore
lo mostra tutto. Che pezzo d'uomo.
In casa c'è odore di camomilla e laudano, glielo diedi
io, alla Principessa, quando il Principe partì. La crisi l'ha lasciata sfinita
ed io sono rimasta a controllarla dalla porta accostata. Lui la trova a letto,
pare che sorride, mentre la guarda. La bacia sulla fronte; sembra un fiore di cardella posato su una tomba.
Il principe non si addormenta, ma io ora me ne posso
andare in camera mia, c'è lui con lei. Affari suoi, sono.
Una fragranza di bergamotto entra dal corridoio e mi
impedisce di prendere sonno, stimolando pensieri che non vorrei ma che
quell'odore mi sbatte in faccia e sul petto, sulle cosce - che è tanto che non
vedono un uomo. Il mio letto si fa di paglia e prende fuoco. In quel letto, a
Palermo, il Principe avrà cavalcato a lungo: di Mariannina, in quanto a
femmina, ne ho sentito parlare, e lui ha il suo fascino normanno e il blasone,
lì sotto, ancora rampante.
Questo non glielo racconto, domani a Teresina, penso, e
mi addormento languida sola sola.
Mi sveglio di soprassalto all'alba perché dalla camera
dei Principi arriva un sussulto, un rumore sordo come di un sacco che cade sul
pavimento. E poi ancora e ancora. Tre, quattro volte. Mi alzo e corro. Arrivo
in tempo per vedere la Principessa che si fa il segno della croce e il Principe
che scende dal letto. Nell'aria ancora l'eco di un sommesso Gesùmmaria.
Teresina sarà contenta che il Principe mise tutto a posto.
Monica Sapio